Hollande si vendica del gossip Fondi tagliati alle riviste "rosa"

La scure del presidente francese si abbatte sui giornali «rei» di aver svelato alcune imbarazzanti liaison. Compresa la sua...

Hollande si vendica del gossip Fondi tagliati alle riviste "rosa"

Il re è nudo, ma si vendica con chi ne ha svelato le miserie. E pazienza se per gustarsi la rivincita bisogna fare qualche discutibile manovra con soldi pubblici e imporre bavagli alla stampa. È esattamente quel che accade in questi giorni a Parigi, dove il ministro della Cultura Fleur Pellerin ha servito il piatto freddo della rivalsa di Hollande contro il settimanale Closer attraverso una norma che rivede la golosa torta degli aiuti di Stato alla stampa, la stratosferica cifra di 820 milioni di euro (contro i circa 150 in Italia) fondamentali per la sopravvivenza di un settore che soffre quanto e più che da noi. E che, non a caso, non è mai stato famoso per il tasso di aggressività verso il potere politico.

Non è un caso che il 10 gennaio 2014, quando Closer pubblicò l'imbarazzante foto di Francois Hollande ancor più ingoffito dal casco mentre sgattaiola via in scooter da casa dell'amante, quasi tutta la stampa francese si fosse scagliata in difesa della privacy del presidente, arrivando a negare l'interesse pubblico della vicenda, rimbalzata sui media di tutto il pianeta. Ipocrisia inchiodata dalla direttrice di Closer su Twitter , che ai vari Le Monde e Liberation replicò: «E allora perché pubblicate la notizia in prima pagina?». Da subito monsieur le president minacciò azioni legali contro la rivista di proprietà Mondadori, ma con i riflettori tutti puntati sull'Eliseo, preferì lasciare la ritorsione giudiziaria alla sua fiamma, Julie Gayet, mentre il suo governo ne preparava una ben più efficace. A dimostrazione del clima che vige in Francia, l'attrice ottenne un risarcimento di 15.000 euro per violazione della privacy, sentenza che sarebbe inaudita in Italia.

La vendetta di Hollande è stata annunciata per bocca del ministro della Cultura (e moglie del suo amico Laurent Olléon). Ovviamente ammantata di intenti falsamente progressisti. Il trucco è nascosto nella riforma delle agevolazioni postali alla stampa periodica annunciata da Fleur Pellerin: il ministro della Cultura, membro dello staff elettorale di Hollande e finora famosa soprattutto per aver ammesso di non leggere un libro da due anni, ha spiegato che d'ora in poi sarà esclusa dai contributi la stampa «di piacere e intrattenimento», incluse le riviste popolari e femminili che si occupano di gossip e intrattenimento. Un taglio da 130 milioni di euro (aiuti indiretti che venivano versati alle Poste per compensare le tariffe agevolate per gli abbonati alle riviste) assestato contro un segmento che in Francia vanta 7 milioni di lettori. La copertura intellettuale per la freccia avvelenata scagliata contro chi ha osato coprire di ridicolo il capo, è evidente: il denaro sarà usato per incentivare le pubblicazioni del settore «conoscenza e sapere» e aiutare la stampa «giovane e innovativa». Lo scudo d'ipocrisia si completa con la sottolineatura che i fondi copriranno anche riviste come Charlie Hebdo che, fino a prima dell'attentato, veniva regolarmente infamata ed emarginata dalla sinistra francese.

Sugli aiuti di Stato alla stampa naturalmente si può dire tutto il male possibile, meno cristallina e liberale è l'idea che il governo decida chi li merita e chi no.

Contro la manovra ha già protestato Carmine Perna, ad di Mondadori France: «Il vero pericolo non è la stampa popolare ma dare un giudizio a priori tra quello che va considerato una buona preoccupazione e quello che non può fregiarsi di questo titolo».

E se qualcuno non avesse compreso appieno il messaggio dall'Eliseo, la riforma prevede che il diritto agli aiuti sia esaminato «caso per caso» da un'apposita commissione. Editori, dormite preoccupati.

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