Hotel con effetto "Shining". Diciassette incubi da evitare

Caffè e wi-fi a pagamento, saponi in busta, no minibar Ecco cosa dà più fastidio di un soggiorno in albergo

Hotel con effetto "Shining". Diciassette incubi da evitare

C'è chi, come Carlo Rossella, passerebbe la vita in albergo, e alle stanze dei migliori hotel del mondo ha anche dedicato un libro. E chi quando ci si trova non fa che rimpiangere la comfort zone della propria casa. Chi ama l'anonimato di certi alberghi da catena, che tutte le stanze sono uguali in tutto il mondo. E chi invece adora i boutique hotel con stanze personalizzate. C'è chi pensa che siano dei mali necessari e chi apre la porta della sua stanza sempre con il batticuore di chi apre un regalo.

Gli alberghi o si amano o si odiano. Ma spesso si amano e si odiano. Ecco un elenco incompleto e soggettivissimo delle cose che più detestiamo in un albergo medio.

Il pensiero unico del cuscino. Alla fine in albergo si va per dormire. Bene. Quindi dateci un menu dei cuscini. E togliete quelli di décor color porpora. Se vogliamo l'IOkea style ce ne stiamo a casa nostra.

I letti separati. Ovvero i letti matrimoniali «costruiti» unendo due singoli. Ci sono poche cose più detestabili di quel buco che di notte si allarga come le acque del Mar Rosso. Hotel Mosè.

L'assenza del bollitore. C'è chi lo aborre perché sostiene che qualcuno ci lavi le mutande e i calzini. Ma a noi piace sapere di poterci fare un caffè appena svegli o una tisana prima di prender sonno. Ah, se i boiler si trovano sempre più spesso nelle stanze degli alberghi italiani pare sia merito dei cinesi, che li pretendono per farsi il tè e prepararsi i noodle liofilizzati. Pensa un po'.

La macchina per il caffè a pagamento. Metti in stanza la Nespresso e poi fai pagare ogni capsula due euro? Sei un «piottaro». Allora meglio niente.

Il wi-fi a pagamento. Dài, ma davvero, ancora oggi?

La troppa tecnologia. È capitato a tutti di trovarsi davanti a una plancia di tasti per comandare ogni possibile dispositivo e finire per spegnere l'abat-jour staccando la spina.

Il bagnoschiuma in bustina. Il diritto di portare via qualche campioncino griffato andrebbe inserito nella carta costituzionale. E poi avete mai provato ad aprire quel sacchettino scivoloso con le mani bagnate? E vogliamo parlare di quello nel dosatore? Spesso è spacciata per scelta sostenibile. Credeteci: è solo tirchieria.

Il capello nella doccia. E noi non ne abbiamo, quindi non può essere nostro.

La tenda della doccia. Voi pensate a Edwige Fenech e Gloria Guida, noi al fatto che di solito è ingiallita e ti si appiccica alle chiappe.

La tv anni Settanta. Ma come, piazzi in una stanza da 8 mq uno schermo piatto da 44 pollici e poi puoi vederci solo Raiuno e Telepace? Non va.

La tv personalizzata. Entri in una stanza e trovi lo schermo acceso con un messaggio di benvenuto a tuo nome. Puoi giurarci che non riuscirai mai a trovare il Tg5, a meno che non sei laureato ad Harvard.

Il minibar vuoto. È vero, uno può metterci la mezza minerale comprata al super (sempre che almeno sia acceso). Ma ammettiamolo: ci sono poche cose più tristi.

Il letto che si smonta. Avete presente quando ti rimboccano il lenzuolo di sopra e quello di sotto insieme e devi praticamente rifartelo? Ecco.

Il check-in tardivo. Quando arrivi alle 15 e ti dicono che la tua stanza non è ancora pronta. Ma la stanno pulendo o ristrutturando?

Le colazioni da incubo. Per noi con le fette biscottate in bustina e la macchina a pulsanti che sputa caffè anche sulla camicia si scivola sul penale.

Il mistero del tappetino della doccia. Di solito capisci di che cosa si tratta dopo averlo scambiato per un telo da bagno ed esserti asciugato con cura tutto il corpo.

Le false promesse.

Tipo: area fitness e poi ti ritrovi in uno sgabuzzino con una cyclette usata da Anquetil per preparare il record dell'ora. La spa, e poi scopri che per avere la sauna accesa mercoledì dovevi averlo detto in reception il lunedì.

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