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I 5 stelle costretti a rinviare le loro richieste. Intanto litigano sulla permanenza al governo

Slitta a domani il faccia a faccia col premier. Dadone, D'Incà e Crippa in pressing per evitare la rottura. Si apre il fronte termovalorizzatore

I 5 stelle costretti a rinviare le loro richieste. Intanto litigano sulla permanenza al governo

La tragedia della Marmolada fa slittare l'incontro chiarificatore tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Un confronto molto atteso, data la tensione tra i Cinque Stelle e Palazzo Chigi. Con un'ampia frangia dei pentastellati e lo stesso leader del Movimento che negli scorsi giorni hanno fatto balenare l'ipotesi di un appoggio esterno al governo o, addirittura, di un clamoroso passaggio all'opposizione. In ogni caso, la lista dei desiderata contiani è abbastanza fitta. Dal reddito di cittadinanza al Superbonus, dal no al Termovalorizzatore a Roma allo stop all'invio di armi in Ucraina. Temi che il presidente del M5s porrà all'attenzione di Draghi domani a Palazzo Chigi alle 16 e 30. Nella stessa giornata a Napoli è prevista anche l'udienza sul reclamo contro il rigetto della sospensiva della votazione sulla leadership di Conte chiesta dai ricorrenti e non presa in considerazione dai giudici il 15 giugno scorso. Se il Tribunale cambiasse idea, Conte si ritroverebbe di nuovo disarcionato nel giorno del chiarimento con Draghi.

Per quanto riguarda ieri, le agenzie parlano di un rinvio deciso di «comune accordo» tra il premier e Conte. I due, dopo un breve colloquio telefonico, hanno preferito rimandare l'incontro. Draghi infatti in mattinata è partito subito per Canazei, in provincia di Trento, dove è stata allestita la centrale operativa che sta coordinando le operazioni di ricerca e soccorso dopo il distacco del ghiacciaio. Ed è slittato di qualche ora anche il Consiglio dei ministri sull'emergenza siccità. Cdm spostato dalle 18 alle 19 e 30 per facilitare il rientro di Draghi.

Cambia, quindi, anche l'agenda del M5s. Dove da giorni si puntava al climax di tensione con il governo. Rinviato a mercoledì anche il Consiglio Nazionale del M5s in forma allargata ai responsabili dei comitati politici, che era previsto per le 13. L'incontro di vertice dei grillini era stato fissato poche ore prima dell'incontro tra il premier e il suo predecessore anche per aumentare il pathos prima del confronto. Nello stesso spartito rientrava la caterva di interventi dei deputati del M5s durante la discussione generale sul Dl Aiuti alla Camera, provvedimento in cui è inserito il termovalorizzatore di Roma. Da segnalare le parole del parlamentare Alberto Zolezzi, che ha attaccato l'assessora all'Ambiente del Comune di Roma Sabrina Alfonsi, del Pd. «L'ambiente è casa nostra - ci è andato giù pesante Zolezzi - l'assessore Alfonsi più che a casa nostra, forse è l'assessore a Cosa nostra». E le polemiche sulla mancata fiducia di ieri al Dl Aiuti coinvolgono il ministro grillino ai Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Secondo le altre forze di maggioranza l'esponente pentastellato avrebbe «agevolato Conte». Ma il ministro, annoverato tra i governisti del M5s, ha come da prassi soltanto avviato l'interlocuzione con tutti i gruppi per sondare il sentiment dei vari partiti.

A mezzogiorno si sono riuniti solo i vertici grillini con Conte. Ma il gotha del M5s è spaccato. I più intransigenti sono i vicepresidenti Riccardo Ricciardi e Paola Taverna, entrambi per l'uscita dal governo. Tentati ma tentennanti gli altri due vice, Michele Gubitosa e Mario Turco. Con loro il ministro Stefano Patuanelli.

Mentre spingono per non strappare gli altri due ministri Fabiana Dadone e D'Incà e il capogruppo alla Camera Davide Crippa.

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