I Boschi ora tremano. Ghizzoni in commissione il 20

Quei finanziamenti di Banca Etruria a nove società vicine al papà della sottosegretaria

I Boschi ora tremano. Ghizzoni in commissione il 20

I membri della commissione d'inchiesta sgranano gli occhi. Quello che si sapeva da tempo emerge di giorno in giorno più chiaro. L'ex vice presidente di Banca Etruria, Pier Luigi Boschi, sapeva, sapevano tutti. Il padre della ex ministra c'è dentro con tutte le scarpe. E nelle due ore di audizione di ieri a palazzo San Macuto si è capito ancora di più. Peccato che il presidente Pier Ferdinando Casini fosse uscito, non si sa bene a fare che cosa, e non si sia goduto lo spettacolo dato dalla presidente dell'Associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni, che ha provato che se certi crediti deteriorati non fossero stati ipersvalutati al 68% gli azionisti non sarebbero stati azzerati. «I nostri risparmiatori sono stati truffati dall'intero sistema: dal management della banca che pubblicava bilanci falsi, agli amministratori che facevano vendere obbligazioni falsificando i prospetti, ma anche dai vertici apicali, come esponenti governativi, che hanno sempre negato l'effettivo stato di salute delle banche». È stata audita anche l'avvocato Letizia Vescovini la quale ha ripercorso la prassi con cui le obbligazioni sono state vendute ricorrendo a volte a profilature artefatte appena prima, o in occasione della vendita delle azioni per avere le agevolazioni socio, sui servizi di conto corrente. Insieme a loro l'ex funzionario all'ufficio di controllo di Bankitalia, molto conosciuto ad Arezzo, Vincenzo Lacroce, che dice: «I bilanci di Banca Etruria li conosco dal 2009 e sono sicuro che questo è un dissesto studiato a tavolino. Quell'istituto doveva già essere commissariato nel 2013».

Ora servono altre prove e le audizioni di ieri tirano in ballo altri soggetti chiave, i veri responsabili del crac. Va bene Visco, Vegas, Padoan, Monti, Saccomanni e Tremonti, ma andrà sentito anche Luca Bronchi, l'uomo da 1,2 milioni di euro (di liquidazione) al quale il cda del 15 marzo 2013, presente Boschi senior, delegò, con voto unanime, di operare in autonomia per piazzare 300 milioni in titoli obbligazionari. Quelli spazzatura, per intendersi. Il cda, nel quale sedeva Boschi, non disse una parola, e anzi lo investì dell'incarico. Poi il geometra Lorenzo Rosi, ultimo presidente della banca, che dette il colpo di grazia all'istituto. Tutti potenziali ospiti dei lavori della Bicamerale che terrà aperta la cucina fino al 22 dicembre e che il 20 sentirà finalmente l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni, che forse spiegherà cosa Maria Elena Boschi gli disse quel famoso 4 novembre 2014. Di certo si sa che uno degli studi legali fiduciari di Unicredit ha confermato le presunte pressioni della Boschi al banchiere, raccontate da Ferruccio de Bortoli nel suo libro. La posizione di Boschi, insomma, si aggrava. E spuntano 9 società che hanno ricevuto da Banca Etruria finanziamenti a fondo perduto riferibili a lui mentre faceva parte del board della banca: la cooperativa zootecnica del Pratomagno dove Boschi era consigliere che ha avuto 253mila euro da Etruria; l' Immobilare Casabianca, dove Boschi è azionista (con il 16,67%) e consigliere e che ha preso qualche migliaia di euro.

La Valdarno superiore dove Boschi è stato consigliere e presidente per crediti ben più grandi; poi la società agricola La Treggiaia della quale Boschi era alla guida che ha lasciato un chiodo di 250mila euro. E così via.

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