Diversi anni fa un calciatore di buone qualità che giocava allora nella Reggiana ci portò in studio, la notte di Santo Stefano, un barboncino trovato ai margini di una strada della bassa ai confini con il mantovano. Era letteralmente congelata, ma riuscimmo a salvarla. La chiamammo Stefy e divenne la mascotte dello studio. Aveva un'intelligenza straordinaria e una tale abilità nel giocare con le palline che pensavamo fosse scappata da un circo.
A causa di comuni impegni decidemmo di affidare per un paio di giorni la Stefy ai miei genitori che adoravano gli animali. Quando la portai a casa dei miei si verificò il fattaccio. La buon'anima di mio padre passava le giornate immerso nell'ascolto di musica sinfonica e lirica. Quel giorno sentivo la Nona, a volume alcolico (era un po' sordo negli ultimi anni) provenire dalla sua stanza.
Introdotta la Stefy, questa si mise ad abbaiare alla statua di Beethoven e a ululare intensamente alle note della sinfonia. Anche se spiegai a mio padre che l'udito dei cani non sopporta certe tonalità, il suo amore per loro subì un grave colpo.
Dovette incappucciare la testa del Ludwig e rifugiarsi in Ravel e Chopin, melodie più cupe e meno svettanti con i fiati e gli archi.
Ora, una recentissima ricerca pubblicata sul Current Biology , mette un po' in crisi la mia (e non solo mia) tesi sull'udito dei cani nei confronti di note, voci, parole, canti ecc. Intendiamoci, non che sia stato stravolto il fatto che l'udito dei cani è in grado di percepire suoni che noi non riusciamo a udire, questo è ancora un fatto accertato, tanto che esistono fischietti per cani che loro soltanto sentono.
Lo studio in questione dimostra quello che già si sapeva, almeno in parte, anche per l'uomo soprattutto studiando i cerebrolesi, ovvero i malati con lesioni che riguardano gli emisferi cerebrali.
Nell'uomo il cervello muta ed evolve grazie agli stimoli e alle esperienze cui è sottoposto; per questo motivo è possibile parlare di cervello «plastico», da intendersi come una struttura dinamica. La sua parte anteriore è divisa in due emisferi, emisfero destro ed emisfero sinistro, i quali presentano differenze di funzione: così come il linguaggio è un aspetto caratterizzante della parte sinistra del cervello, la capacità di percepire un quadro, una mappa, un insieme di immagini e suoni è dote tipica dell'emisfero destro. Potremmo dire grossolanamente che l'emisfero sinistro è un po' l'ingegnere, mentre il destro è l'artista. Così chi ha sviluppato l'emisfero sinistro apprende maggiormente il contenuto verbale, chi ha sviluppato il destro, quello emotivo.
La ricerca ha dimostrato che anche i cani hanno un cervello plastico similare, usando l'emisfero sinistro per lingue sconosciute, canti ignoti, note mai sentite (e magari disturbanti), mentre il destro è riservato al linguaggio familiare, quello di ogni giorno. I ricercatori hanno trasmesso informazioni da due altoparlanti, uno a destra e uno a sinistra dei cani indagati.
Dato che l'orecchio destro (e non stiamo a indagare perché) invia le informazioni al cervello sinistro e viceversa, i cani che ricevevano un'informazione familiare giravano la testa a destra (usando il cervello sinistro), ma se l'informazione, proveniente da un sintetizzatore monocorde, era
complessa, in altra lingua o musicale, giravano la testa a sinistra usando la parte cerebrale destra.Insomma, i cani ci capiscono molto più di quel che pensiamo e la Stefy era un'artista. Ma questo l'avevamo intuìto da subito.
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