
I cardinali sfilano in processione dalla Paolina fino alla Cappella Sistina. Cantano il Veni Creator, invocano lo Spirito Santo prima di varcare la porta della meravigliosa cappella michelangiolesca. Il momento è solenne, l'emozione è fortissima. Per molti dei porporati è il primo Conclave; per cinque di loro è il terzo. Il cardinale Pietro Parolin presiede il rito, recita la preghiera iniziale, poi chiude la processione dei 133 porporati elettori. C'è anche il bosniaco Vinko Puljic, arcivescovo emerito di Sarajevo, che fino a qualche giorno fa era in dubbio sulla sua presenza per motivi di salute. Per lui si era inizialmente parlato di voto da Casa Santa Marta. Invece, non manca nessuno. La predica del cardinale Cantalamessa dura 45 minuti: anche per questo la fumata è arrivata poco dopo le 21.
Migliaia di fedeli in piazza San Pietro seguono i riti dell'elezione più segreta al mondo, grazie ai numerosi maxischermi allestiti nell'area. È la prima volta nella storia del Conclave che anche il popolo di Dio può partecipare a questo momento. Poi la solenne formula del giuramento. Si muovono, i principi della Chiesa, uno dopo l'altro. La mano sul Vangelo posizionato su un leggìo proprio sotto l'affresco della Creazione dell'uomo, nella volta dipinta da Michelangelo.
I cardinali recitano la formula in latino del giuramento alla segretezza: «Et ego... spóndeo, vóveo ac iuro. Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangélia, quae manu mea tango». Il primo, visibilmente emozionato, è Pietro Parolin, poi Filoni, Tagle, Prevost. E dietro tutti gli altri. L'indiano George Jacob Koovakad è l'ultimo. Tocca poi a monsignor Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche a intimare l'Extra omnes, la storica e solenne formula con cui vengono sigillate le porte della Sistina. «Tutti fuori». Dentro restano solo i 133 elettori: spetta a loro eleggere il 267esimo Papa.
La porta della Sistina viene chiusa, in piazza scatta l'applauso. Migliaia di fedeli restano nell'area circondata dal Colonnato del Bernini per assistere alla fumata. Nera. La prima, come era prevedibile, è una fumata nera. Esito estenuante, arrivato dopo oltre due ore rispetto all'orario previsto. Tutto rimandato ad oggi quando le votazioni saranno quattro, due la mattina e due il pomeriggio.
La giornata si era aperta con la Messa Pro Eligendo Romano Pontifice, nella Basilica di San Pietro, presieduta dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re. Già in mattinata i cellulari avevano cominciato ad avere i primi «problemi» di rete. Alla solenne celebrazione partecipano oltre 5mila fedeli ma altrettanti seguono la funzione in piazza San Pietro, grazie ai maxischermi allestiti.
E nell'era digitale, dove tutto viene postato in tempo reale, i cardinali fanno a gara per l'ultimo post. L'arcivescovo di Santiago del Cile, Fernando Chomali, posta su X un video dove lava la camicia bianca prima di entrare in Sistina: «Oggi entro nel Conclave senza cellulare. Solo davanti a Dio si può votare chi sarà il Papa. Una responsabilità che mi travolge». Il cardinale di Algeri, Jean Paul Vesco, saluta invece i suoi amici di Facebook così: «Stasera entro nel silenzio del Conclave, non vedo l'ora... Questa arcaica istituzione dell'XI secolo sta dimostrando un'incredibile modernità nel tempo della sovramediazione, dei social media e delle nostre dipendenze digitali. Niente più telefoni o internet, le finestre delle nostre camere sono sigillate... Che avventura davvero!». «Non potrò parlarvi finché non vedrete la fumata bianca. Pregate per noi», posta il cardinale americano Timothy Dolan.
Anche i cardinali ultraottantenni seguono la processione, il giuramento e tutte le fasi del Conclave.
«Ora è il momento della preghiera e del ritiro racconta al Giornale il cardinale Gualtiero Bassetti -. L'omelia del decano Re ci ha introdotto a questo momento di riflessione e di preghiera. Un'omelia bellissima, appropriata, la più bella che poteva esserci. Ora aspettiamo il nuovo Papa».
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