I cieli? Diventeranno strade urbane Uber mette in cantiere il taxi volante

Il velivolo sarà pronto nel 2020 e sarà provato a Los Angeles

I cieli? Diventeranno strade urbane Uber mette in cantiere il taxi volante

Uber the rainbow. La società di trasporto urano alternativo che fa arrabbiare i tassisti ora vuole far infuriare anche i piloti. E promette entro qualche anno di farci volare da un angolo all'altro della città grazie a piccoli velivoli a quattro posti totalmente automatizzati, che decolleranno e atterreranno verticalmente e potranno percorrere tragitti urbani a un tempo decisamente inferiore rispetto ai veicoli di terra.

Tutto vero anche se futuribile. Uber, che ha conosciuto nel 2017 il suo annus horribilis ha deciso di rialzare la testa al punto da guardare ben in alto. Il progetto si chiama Uber Elevate e la società di San Francisco lo sta sviluppando in collaborazione con la Nasa, incaricata di risolvere i non pochi problemi tecnici che stanno sorgendo. Tra cui quello di gestire un cielo che rischia di essere un tantinello affollato tra aerei tradizionali, droni e taxi volanti.

Inizialmente le città pilota saranno Dallas e Los Angeles. La metropoli californiana in particolare pare molto interessata allo sviluppo dell'Uber volante, e sogna di fare delle Olimpiadi del 2028 da poco assegnatele le prime a con i cieli più affollati delle highway. I veicoli volanti della grossa U in realtà potranno essere realtà già nel 2020. Per questo si stanno anche individuando le aree più idonee per il decollo e l'atterraggio. La società immobiliare Sandstone Properties, che possiede venti alti edifici a LA, potrebbe metterne a disposizione i tetti come campi volo. «La tecnologia - ha detto Jeff Holden, chief prorict officer di Uber - permetterà a chi risiede a Los Angeles di sorvolare letteralmente il traffico famigerato della città, recuperando tempo per il lavoro e il relax. Ci aspettiamo che quando UberAir sarà pienamente operativo effettuerà decine di migliaia di voli al giorno». Secondo Holden i taxi volanti dovrebbero consentire ai viaggiatori di coprire la distanza tra l'aeroporto di Los Angeles e il centro (che peraltro nella città degli angeli è concetto abbastanza astratto) in 30 minuti invece che negli 80 di percorrenza media attuale. E il bello è che - dalla prenotazione con la app al pagamento - tutto sarà come adesso.

Sono mesi importanti, questi, per il futuro della nostra mobilità, che va totalmente ripensata. Anche il trasporto terrestre corre a grande velocità verso l'automazione sempre più spinta, una partita che molti soggetti (tra gli altri Volvo e Tesla, che già propone a bordo delle sue auto un computer di bordo capace di impostare una guida semiautomatica) stanno giocando e che vale business a undici zeri. Qualche giorno fa Waymo, la società che appartiene ad Alphabet e quindi a Google e che ha il compito di sviluppare il trasporto automobilistico senza conducente, ciha messo al corrente che: 1) è iniziata a Phoenix, in Arizona, la sperimentazione di un servizio di taxi driverless che utilizza delle Chrysler Pacifica opportunamente modificate che presto potrebbe allargarsi ad altre città americane e poi chissà; 2) l'intervento umano è stato reso marginale perché l'idea che un passeggero potesse prendere i comandi in caso di emergenza si è rivelata un fallimento. Il passeggero delle sperimentazioni, sentendosi inutile, finiva infatti per distrarsi, chattare, guardare fuori dal finestrino, farsi una pennichella.

Con il risultato che quando era il momento di intervenire era frastornato e inetto. Quindi da ora il passeggero preme solo il pulsante di avvio e di stop. Un giorno ricorderemo con nostalgia quando eravamo automobilisti.

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