I cinesi: «Ora basta con i copioni»

«Dobbiamo tutelare i diritti della proprietà intellettuale. Solo così possiamo portare avanti la collaborazione». Basta una frase per spazzare via i pregiudizi sui «cinesi copioni», e il primo ministro Li Keqiang, da politico consumato, sceglie di pronunciarla proprio nel tempio della creatività e dell'ingegno italiano, il Politecnico. Che ospita il primo campus italo-cinese: 700 studenti dell'ex Celeste Impero arrivano ogni anno, e l'accordo con l'Università di Shangai permette l'interscambio ai ragazzi italiani. Un'anteprima dell'auspicato futuro di sempre più stretta collaborazione: non a caso il premier Matteo Renzi ha voluto dare qui il benvenuto a Milano al suo omologo cinese. Un colpo al cerchio della storia: «Ha un grande futuro chi ha un grande passato, ma chi rimane fermo alla nostalgia non va da nessuna parte». E uno alla botte degli affari: «Bisogna investire in una partnership più forte».

L'occasione è quella giusta: il Forum Italy-China Innovation, un classico appuntamento - è arrivato alla quinta edizione - dove si stringe la collaborazione scientifica, ma anche squisitamente economica, fra i due Paesi. Numeri tutt'altro che trascurabili - da gennaio a marzo 12.800 imprese italiane hanno esportato per in Cina per 5,1 miliardi di euro - ma che certamente possono aumentare. Per esempio in Lombardia, dove, come ha ricordato il governatore Roberto Maroni,la Cina è ormai una presenza importante: 100 aziende, con un fatturato di oltre 4 miliardi e 6mila dipendenti.

D'altronde, lo shopping cinese in Italia non è solo questione di moda (per quanto amatissima): dei 6 miliardi di dollari complessivamente investiti da Pechino nel Vecchio continente nel 2014, quasi 4 sono approdati da noi. E ieri sono stati siglati nuovi accordi tra aziende cinesi e italiane in molti settori, dal biomedicale alla cooperazione finanziaria.

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