Te la do io l'Australia. «Dobbiamo passare al metodo australiano, a Genova abbiamo fatto un errore: sono stati i candidati consiglieri a indicare il loro sindaco. Così il più votato alle Comunarie si è portato dietro tutti i suoi sostenitori. Gli altri candidati al consiglio? Fuori. Questo è stato il metodo Genova, quello grazie al quale si sarebbe scelta la Cassimatis». Difficile da comprendere? Ancora più complicato da attuare, almeno senza creare delle forti spaccature interne. «Infatti il metodo Genova non ha funzionato, doveva essere una sperimentazione ed è stato un pasticcio. La base si spacca, chi non vince viene estromesso, mentre la compattezza deve rimanere la nostra forza, ora più che mai». Il deputato grillino viaggia in treno da Milano a Roma e racconta così il caso-Cassimatis, due minuti dopo aver ricevuto sul telefonino la notizia di quanto ha deciso il Tribunale civile di Genova: Beppe Grillo, garante nazionale del M5s, non ha diritto di esprimersi in modo vincolante sui candidati locali. Il deputato spiega, argomenta, ammette l'errore, non si limita al «decide Beppe, mi fido». Anzi, contraddice il leader-comico, sostiene che «il limite dei due mandati potrà essere superato: chi ha già fatto esperienze in Comune, potrà candidarsi per Camera e Senato». Intanto assicura: «Marika Cassimatis non avrà il nostro simbolo, mai. E comunque il metodo migliore per le primarie è quello australiano, fidatevi». Votare come in Australia è un'idea che torna d'attualità tra i Cinque Stelle, in quella parte del gruppo dirigente più vicina a Davide Casaleggio. «Si possono dare più preferenze e un punteggio per ogni preferenza. È il voto ordinale e mi spiego con un esempio: la prima scelta vale dieci punti, la seconda cinque e la terza tre. Chi viene indicato dieci volte come terza scelta totalizza trenta punti? Bene, alla fine risulterà più votato di uno scelto due volte per primo. Non mi pare ci sia modo più democratico e partecipativo di questo».
La discussione si può considerare aperta e tra i grillini i temi sui quali dibattere sono molti. Certo, pare che alla fine decidano Grillo & Casaleggio, ma questo in fondo viene considerato un dettaglio. Il tema delle alleanze, giusto per fare un esempio. «Arriveremo al 40%. L'incontro di Ivrea, sabato, le idee di Gianroberto Casaleggio e gli strumenti messi a disposizione dal figlio Davide ci hanno dato una forza incredibile. E un'altra spinta decisiva arriva dalle città che stiamo amministrando: Livorno, Torino, Roma. Virginia Raggi sta dimostrando il suo valore, la Capitale ha una macchina complessa, l'ha messa in moto ed è partita, alla grande. Se ora venisse rinviata a giudizio sarebbe un problema, ma tutti nel Movimento sappiamo che non ha commesso nessun reato». Ok, dopo il comizio si arriva il punto: se i Cinque Stelle non raggiungeranno il 40% (con relativo premio di maggioranza) che scenari si apriranno? «Non è un argomento», taglia corto il deputato. Sorride: «Certo, Renzi ci prova, lancia i suoi abboccamenti, lo ha fatto anche sul Corriere della Sera che stavo leggendo pochi minuti fa. Dice che se togliamo i capilista bloccati alla Camera si può aprire il dialogo con noi. Cosa dice? Perché ci prova così spudoratamente? Nel nostro Legalicum pensato prima della sentenza della Consulta e aggiornato dopo, abbiamo già scritto che vogliamo eliminare i capilista bloccati. Magari non l'ha letto, ma qualcuno dei suoi glielo avrà riferito, però lui lo tira fuori ora per vedere l'effetto che fa. Bene: per me, e credo di poter dire per tutti quelli del M5s con cui ho parlato, questi abboccamenti non avranno mai nessun effetto». Meglio semmai Andrea Orlando, ministro della Giustizia: «Ha una serietà di fondo. Dobbiamo incontrarlo nei prossimi giorni, gli chiederemo di togliere quell'assurda tassa di 50 euro per avere un certificato dei carichi pendenti.
Il nostro regolamento dice che per presentarsi alle Comunarie è indispensabile avere questo documento, ma certi nostri candidati non possono spendere quei soldi per un certificato e allora rinunciano». Quindi si fa il tifo per Orlando segretario Pd? «Chi se ne frega del Pd», sorride il deputato. Poi scende. Il treno Italo 9968 arriva a destinazione, con 20 minuti di ritardo. Sempre meglio che volare in Australia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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