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I commercialisti minacciano: stop imposte oppure sciopero

Niente proroga per la stangata fiscale prevista per domani. Fi sostiene la protesta: sacrosanta

I commercialisti minacciano: stop imposte oppure sciopero

I commercialisti valutano lo sciopero per protestare contro l'ingorgo fiscale di domani che obbligherà imprese e partite Iva a versare 8,4 miliardi di euro. E Forza Italia sostiene le ragioni dei professionisti, ingolfati di pratiche post-lockdown, invocando la disobbedienza fiscale.

«Di fronte alle ripetute e più che motivate richieste di proroga dei versamenti del 20 luglio avanzate dai commercialisti, il governo ha opposto un no che sembra al momento irrevocabile, oltre che incomprensibile. Non era l'esito al quale volevamo arrivare, ma a questo punto diventa per noi inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero», hanno affermato in una nota congiunta il Consiglio nazionale e tutte le sigle sindacali dei commercialisti. «Siamo per altro convinti aggiungono - che il governo si stia esponendo a una magra figura, perché, tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare».

Da oltre due settimane, infatti, i commercialisti invocano un provvedimento straordinario per far fronte agli adempimenti legati all'emergenza coronavirus (bonus, moratorie e richieste di finanziamenti) resi più onerosi dalle limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio. Venerdì scorso, però, il ministero dell'Economia ha respinto definitivamente l'appello per la necessità di predisporre le stime di entrata in vista della Nadef e della legge di Bilancio 2021. Il titolare del Tesoro, Roberto Gualtieri, ha liquidato la faccenda con un laconico «sarebbe stato necessario un emendamento al dl Rilancio che non è arrivato».

E così da domani fino al 31 luglio si dovranno onorare 246 scadenze tra le quali l'appuntamento più consistente è con il pagamento del saldo 2019 e dell'acconto 2020 delle imposte sui redditi. Pagamento anche per le partite Iva soggetti Isa ed il saldo 2019 dei versamenti Iva. Appuntamento anche per le e-fatture con il versamento dell'imposta di bollo per quelle emesse da aprile a giugno. Si verserà, inoltre, il saldo 2019 della cedolare secca e il primo acconto 2020. Acconto 2020 e saldo 2019 anche per i soggetti Ires e per l'Irap.

«Di fronte a un governo miope e insensibile alle difficoltà oggettive di chi deve fare tutti i giorni i conti con una crisi tremenda causata dalla pandemia da Covid-19 l'unica alternativa è la disobbedienza fiscale», ha commentato Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera e membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia, aggiungendo che «l'auspicio è che lunedì prossimo nessuno ottemperi agli obblighi delle scadenze».

Il capogruppo di Fi alla Camera, Mariastella Gelmini, ha invitato il governo a «un sussulto di realismo: si adoperi per rinviare tutti i pagamenti al prossimo anno».

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