Guerra in Ucraina

I condannati a morte e la fine dell'umanità

Lavrov, interpellato, ha detto che la Russia non ha diritto di intervenire nelle decisioni della Repubblica Popolare del Donetsk

I condannati a morte e la fine dell'umanità

O ttantasei anni fa scoppiò la guerra civile in Spagna, la cui incerta democrazia fu aggredita da una insurrezione militare sostenuta da Mussolini e Hitler. A combattere contro gli invasori non fu soltanto l'esercito repubblicano ma anche volontari da tutto il mondo: gli americani della «Lincoln Brigade», i tedeschi antinazisti del «Thaelmann Batalion» e gli italiani delle Brigate Garibaldi di Carlo Rosselli che sul fronte di Guadalajara costrinsero le truppe fasciste italiane ad arrendersi. Anche nella guerra che segue l'invasione russa in Ucraina, molti volontari sono andati a combattere sia per Kiev, che per i filorussi, fra cui diversi italiani. Ora, due volontari inglesi e un marocchino che combattevano per Kiev catturati dai filorussi sono stati condannati a morte come «mercenari» senza onore. Gli ucraini avevano frattanto processato un soldato russo colpevole di omicidio, risparmiandogli però la vita. Lavrov, interpellato, ha detto che la Russia non ha diritto di intervenire nelle decisioni della inesistente Repubblica Popolare del Donetsk e che dunque non chiederà clemenza. Nel programma televisivo più popolare di Mosca si è discusso allegramente se sia preferibile impiccarli o «squartarli». Ignoriamo se quei tre disgraziati siano ancora vivi.

È sempre più chiaro che stia morendo ogni traccia di rispetto umano in una guerra che è già fra le più sporche, perché il suo obiettivo militare non è solo il Donbas ma liquidare anche la dignità di chi resiste contro una invasione illegale e immorale.

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