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Rai, i conti non si aggiustano sulla pelle dei contribuenti

Intervenendo in Commissione lavori pubblici, l'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha definito i 90 euro del canone televisivo una "risorsa incongrua"

Rai, i conti non si aggiustano sulla pelle dei contribuenti

Intervenendo in Commissione lavori pubblici, l'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha definito i 90 euro del canone televisivo una «risorsa incongrua». Il dirigente della televisione di Stato non è arrivato a chiedere esplicitamente un aumento delle risorse che già ora sono sottratte ai contribuenti, ma di fatto si è mosso in quella direzione, dato che ha indicato la necessità di più entrate al fine di raggiungere il pareggio di bilancio. È però evidente come la richiesta di più soldi dai cittadini sia del tutto irricevibile: per varie ragioni. Innanzitutto, è da quando abbiamo avuto lo sviluppo delle radio e delle televisioni private che il canone per finanziare la televisione pubblica ha perso ogni legittimità tra i nostri concittadini. Se da un lato siamo tutti in grado di vedere programmi in ogni lingua e da ogni dove senza pagare nulla, per quale motivo dovremmo pagare per la Rai? Oltre a ciò, oggi viviamo nell'epoca degli abbonamenti ad aziende private (da Sky a Netflix, a Amazon prime) che offrono film e serie, partite di calcio e altri sport, informazione e mille altre cose soltanto a quanti liberamente le scelgono, adottando il sistema della crittazione. Se la Rai ritiene di offrire prodotti di qualità e di valore, per quale motivo non prende la stessa strada? Per giunta, l'azienda di viale Mazzini opera al tempo stesso in due mondi distinti: da un lato è un'azienda di Stato e pretende di disporre dei soldi dei contribuenti, quasi fosse un'Asl; dall'altro si muove nel mercato con un tetto pubblicitario altissimo e quindi sottrae moltissime risorse ai propri concorrenti, che certo non incassano il canone. E siccome si sente libera di fare quello che vuole, non ha difficoltà ad accordare contratti a molti zeri ai vari Fazio, Vespa e compagnia cantante. A tutti gli effetti, la Rai è una sorta di Alitalia radiotelevisiva: la sopravvivenza di un passato da superare e lasciarsi alle spalle. Tutti sanno, e da sempre, che la Rai non esiste per gli spettatori, ma è invece al servizio dei suoi dipendenti, che godono di posizioni di privilegio che difficilmente troverebbero altrove, e dei partiti che la gestiscano tramite la lottizzazione. Se però le cose stanno così, l'unico pareggio di bilancio possibile Fuortes può ottenerlo migliorando la gestione e tagliando le uscite.

Non certo con un incremento del canone.

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