Terrorismo

"I cristiani in Turchia hanno paura. Non basta dare la caccia ai terroristi"

Il vicario apostolico dell'Anatolia dopo l'attentato in una chiesa di Istanbul: "Rimuovere l'intolleranza religiosa per avere la pace"

"I cristiani in Turchia hanno paura. Non basta dare la caccia ai terroristi"

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«Un atto terribile che ci getta in una profonda paura che sembrava ormai non avesse più ragione di essere. Invece di nuovo, stando alle dichiarazioni degli inquirenti, si parla di piani premeditati per colpire varie chiese». L'allarme è altissimo e monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell'Anatolia, ne è consapevole. Dopo l'attentato, domenica scorsa, alla chiesa di Santa Maria a Sariyer, a Istanbul, dove durante la messa due persone armate sono entrate esplodendo colpi di pistola e uccidendo un fedele, il vescovo parla a il Giornale, commentando la situazione. Intanto, le forze dell'ordine turche hanno arrestato 47 persone nell'ambito delle indagini sull'attacco armato.

I cristiani sono la minoranza in Turchia. Come vivono? Quali sono i rischi e i pericoli?

«I cristiani turchi vivono serenamente la loro vita che è quella di una piccola minoranza. I rifugiati cristiani invece sono in gravi difficoltà, senza potersi spostare dalle città dove sono stati inviati, quasi sempre molto lontani dalle chiese e dai loro Pastori. Per loro non possiamo costruire una cappella, un centro di ritrovo, una scuola. Sono in un limbo perché la Turchia è stata molto generosa ad accoglierli, ma le porte dei paesi dove vogliono andare sono chiuse».

Ha sentito il Papa sull'episodio? Cosa può fare la Santa Sede e la Chiesa locale per assicurare maggiore protezione alla minoranza cristiana in Turchia?

«Noi collaboriamo con le Autorità che sono molto preoccupate per la nostra sicurezza. La linea della Santa Sede è molto chiara: dobbiamo far tacere le armi, garantire il pluralismo religioso, concedere a tutti spazi di vita».

Eccellenza, si sente una certa pressione islamista. Teme una escalation di violenza e di simili episodi?

«L'escalation della violenza è iniziata con le due sciagurate guerre del Golfo e quelle che ne sono seguite, fino a quest'ultimo conflitto tra Israele e i palestinesi a Gaza. È errato schierarsi per gli uni contro gli altri: getta benzina sul fuoco».

Il presidente turco ha annunciato che saranno prese tutte le misure necessarie per dare la caccia agli assassini. Cosa si aspetta dal governo e dallo stato turco?

«La violenza è un problema per tutti e sono convinto che il governo farà di tutto per prendere misure adeguate. Ma non ci si può limitare a dare la caccia ai terroristi. Bisogna rimuovere le cause dei conflitti, l'intolleranza religiosa, combattere le ideologie contrarie al pluralismo, valorizzare tutte le tradizioni. Il Cristianesimo è nel DNA della Turchia da 2000 anni».

Quale è il suo appello?

«La pace conviene a tutti.

Invece di far crescere l'industria delle armi, cerchiamo accordi per far vivere tutti».

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