I decreti semivuoti sono «bidoni»

Le norme urgenti cambiano. E così danneggiano le imprese

Giuseppe Marino

Roma L'accordo è fatto, ma sbloccherà davvero i cantieri? Il percorso seguito dal governo per questo, come per tanti altri decreti, rischia di creare tali e tante incertezze alle aziende da rendere le loro mosse ancora più complicate. Impantanata nelle divisioni politiche tra gialli e verdi e con i partiti ansiosi di mettere nel paniere successi da vantare in campagna elettorale, la maggioranza ha adottato un metodo che ha forzato al massimo il percorso legislativo: sfornare gusci normativi semivuoti con la formula «salvo intese» o adottare decreti legge spesso abborracciati, per poi cercare un accordo in Parlamento. Il risultato è che spesso entrano in vigore norme che poi scompaiono poche settimane dopo, sostituite da altre completamente diverse. «La Costituzione è chiara sui decreti legge: la conversione non cancella gli effetti - spiega Lucio Malan, senatore azzurro che ieri è intervenuto in aula per porre il problema -. Questa però è la teoria, in concreto, su certe materie, il rischio è di creare il caos». Malan cita ad esempio quel che è accaduto con la rottamazione, cambiata in corso dopo che già molti cittadini avevano iniziato a pagare secondo le regole del decreto. «Tutti i governi hanno abusato della decretazione d'urgenza - insiste Malan - ma questo governo è andato oltre. E alla conflittualità interna ha aggiunto l'incapacità, perché spesso le norme sono scritte male, fatte in fretta solo per strappare un like».

Il bilancio è ulteriore incertezza per le aziende che vogliono investire. Questione che pare ben presente al ministro dell'Economia: «Il Codice appalti è la fase finale - ha detto ieri Tria -. Ci si deve arrivare, prima serve il progetto fatto bene, altrimenti partono i ricorsi». Per il ministro, intervenuto ieri alla presentazione della Rivista Economica a Napoli, il Codice degli appalti «è un'armatura costruita intorno alla normativa europea, che è più leggera e consente a tutti evidentemente di andare avanti.

Ma serve prima di tutto uno sforzo di progettazione». In sostanza, Tria ha confermato di essere favorevole al superamento del Codice degli appalti. Ma fa anche capire che non si può improvvisare con uno «sbloccacantieri» qualunque.

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