I dubbi del Cav sull'economia: adesso servono misure choc

Cresce lo scetticismo di Berlusconi per le proposte di Renzi sulla crescita. E avvisa i suoi: pronti anche alle urne anticipate. Toti vede Salvini, sul tavolo l'alleanza dei moderati

I dubbi del Cav sull'economia: adesso servono misure choc

T radizionale giornata in famiglia per Berlusconi, chiuso ad Arcore ma in procinto di ributtarsi nel palazzo romano. Il suo arrivo è previsto per oggi all'ora di pranzo e in agenda ha una serie di incontri, presumibilmente con i vari big del partito e con i capigruppo di Camera e Senato. Lo descrivono determinato e «in palla» anche se non nasconde una certa amarezza per i distinguo interni sulla linea da tenere. Di prima mattina, via sms, arriva il via libera alla candidatura di Donato Bruno alla Consulta: un imprimatur dopo che alcuni avevano detto di voler sabotare il primo candidato, Antonio Catricalà.

Al di là delle nomine, non è mistero che molti in Forza Italia preferirebbero un'opposizione più dura nei confronti del governo Renzi. Berlusconi sostiene invece la politica dell'opposizione morbida o responsabile anche se più passa il tempo più aumenta lo scetticismo nei confronti del premier. Sulle riforme istituzionali « pacta servanda sunt » ma sull'economia il Cavaliere arriccia il naso. Da palazzo Chigi escono soltanto provvedimenti valutati come «pannicelli caldi» mentre servirebbe un vero e proprio choc: sul fronte dei tagli, del fisco e del mercato del lavoro. Da settimane è partito il braccio teso: «governo di Grosse Koalition» per fare le cose che non si è in grado di fare. E il Mattina le lo dice papale papale: «Renzi ci conduce sulla strada dell'inferno, dove regna la Cgil. Non è in grado di fare le riforme esistenziali, e si attarda a giocare coi balocchi e sui rimasugli del Nazareno. Se si vuol salvare l'Italia, o governo di salute pubblica o elezioni». E siccome pare di capire che Renzi non abbia alcuna intenzione di rispondere positivamente all'offerta, l'opzione urne non sembra così peregrina.

Ecco perché - questo l'altro mantra berlusconiano - si deve lavorare per rifondare il centrodestra. La settimana potrebbe essere decisiva anche se i veti contrapposti rendono l'operazione in salita: la Lega tentenna e non vuole mischiarsi all'Ncd; stesso atteggiamento degli alfaniani che non hanno alcuna voglia di correre a fianco del Carroccio. Patata bollente, quella delle alleanze, da gestire per ora su tavoli separati. A trattare con i centristi è il senatore Altero Matteoli; a parlare con la Lega è invece l'eurodeputato e consigliere politico, Giovanni Toti. Il primo, ieri, ha incontrato Cesa dell'Udc e Quagliariello dell'Ncd per trovare la quadra almeno sui candidati alle prossime regionali. Il secondo, invece, vedrà Salvini, leader del Carroccio. Matteoli, abile trattativista, si dice ottimista sugli enti locali: «Sono fiducioso che l'accordo si possa chiudere», dice al Giornale . Non c'è ancora l'ufficialità anche perché manca un pezzo di coalizione: Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni ha infatti chiesto qualche giorno di proroga perché impegnata alla tradizionale kermesse di Atreju che si apre domani e si concluderà il 21 settembre a Roma. Per la Calabria, al voto il 23 novembre, continua a rimanere in pole Wanda Ferro, commissario straordinario della provincia di Catanzaro.

In ogni caso Berlusconi vuole lavorare di persona per ricompattare il partito attorno a sé e far da collante per i moderati: sia per le prossime regionali che per le eventuali politiche. La parola d'ordine è «tenersi pronti» e quindi accelerare il cantiere per ricostruire il fronte della fu Cdl.

«Solo uniti si vince» è il motto che però da solo non basta a superare i tanti bastoni nelle ruote della macchina del fronte moderato. A pensare di toglierli, anche il suo intervento diretto posto che giovedì incontrerà tutti i coordinatori regionali.

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