Guerra in Ucraina

I dubbi di Kiev e le forniture a rilento di Washington

Forse è solo un'impressione, ma sembra scricchiolare la strategia dell'appoggio a oltranza alla resistenza da parte dell'Occidente.

I dubbi di Kiev e le forniture a rilento di Washington

Per Kiev non siamo mai stati disposti a morire, ma il «mondo libero», prima di tutti gli Stati Uniti, è ancora fermamente deciso a combattere i russi fino all'ultimo soldato ucraino? Forse è solo un'impressione, ma sembra scricchiolare la strategia dell'appoggio a oltranza alla resistenza da parte dell'Occidente. E pure il patto con gli americani rischia di non essere più così d'acciaio.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è tornato a lamentarsi del mancato arrivo delle armi, promesse dalla Casa Bianca, che potrebbero fare la differenza. Per Zelensky armi e sanzioni sono «il vaccino» contro l'aggressione russa. Ogni giorno fra 100 e 200 militari ucraini cadono sul campo o vengono feriti. Kiev ha bisogno, in fretta, di armi pesanti e avanzate. Il Ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, si è detto, su Facebook, «non soddisfatto» del ritmo e dei volumi delle forniture belliche. Comprensibile dopo l'invio, a dir poco simbolico, di 4 lanciarazzi multipli Himars rispetto ai 60 promessi dagli Usa. Il personale ucraino deve addestrarsi per utilizzare al meglio le nuove armi e lo sta già facendo in Germania, ma nel frattempo la battaglia chiave di Severodonetsk segnerà i destini del Donbass.

Putin aveva ordinato di conquistare la regione contesa entro luglio. Non ce la farà del tutto, ma i vertici del G7 e della Nato a fine giugno rischiano di assistere impotenti all'avanzata russa rispondendo alle cannonate con le parole, magari dure, ma che servono a poco. «Le armi stanno arrivando, ma non quelle risolutive annunciate - spiega una fonte occidentale a Kiev -. Le forniture servono soprattutto a difendersi più che a contrattaccare». Nonostante il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, continui a giurare appoggio totale e incondizionato a Kiev gli ucraini sentono puzza di bruciato. Non a caso i generali limitano le informazioni agli americani sulle proprie truppe e piani. «Le telefonate fra il capo di stato maggiore Usa e russo dimostrano che è in piedi un canale di dialogo più o meno sotterraneo fra Mosca e Washington», spiega la fonte a Kiev. Non si può escludere che esista un accordo non scritto fra le due superpotenze: Putin prende il Donbass e si «accontenta» aprendo a trattative serie.

In questo caso o nell'opzione della guerra ad oltranza tutto si gioca sulla pelle degli ucraini e di riflesso sull'Europa che ha un conflitto in casa.

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