Egregio direttore, Ho lavorato per 38 anni presso un grande Istituto di credito, dove ho raggiunto il grado di direttore centrale e responsabile di 22 sedi operative, nelle quali operavano complessivamente 2.718 dipendenti. Anch'io quindi appartengo alla categoria dei «pensionati parassiti» che la «strana coppia» Salvini Di Maio non vede l'ora di eliminare. Dico «strana», ma dovrei usare parole e aggettivi ben più pesanti. Infatti, ad esempio, la coppia può apparire «strana» quando uno dei due, nel caso specifico Salvini, portando avanti il Decreto Dignità non pensi a quanti voti gli verranno a mancare da parte degli imprenditori di casa sua.
Invece, quando si tratta di pensionati (qualunque sia il metallo che viene alla mente di chi oggi si diverte a pesare sulla bilancia dell'arroganza l'assegno mensile che costoro percepiscono), penso che non si possa parlare di «stranezza». I «pensionati parassiti» prima di andare in pensione hanno lavorato in grandi aziende, industrie e banche. I contratti di lavoro, i trattamenti economici, compresi quelli pensionistici, erano regolati dalle leggi allora vigenti. Basterebbe per concludere che il trattamento pensionistico dei «parassiti» non può essere modificato. Ma Di Maio e Salvini non si fermeranno mai nella stazione dei diritti acquisiti. Penso però che sul problema dei pensionati d'oro si debba ancora riflettere. Per prima cosa è evidente che nessuna delle organizzazioni dove hanno lavorato i pensionati d'oro avrebbe affidato a costoro incarichi ad alto livello retributivo (e tassato in proporzione) se non fosse stata convinta di poter realizzare obiettivi significativi che non si sarebbero esauriti nelle loro aziende, bensì si sarebbero trasferiti all'esterno all'area dello sviluppo economico della nazione incidendo sui livelli dello stesso, ed anche, come è accaduto nel mio istituto, alla crescita delle assunzioni. In altri termini, il ruolo svolto dalla stragrande maggioranza dei pensionati d'oro non può paragonarsi al ruolo che nelle stesse strutture era riservato alla massa delle risorse umane.
Ho 87 anni; durante la mia vita ho incontrato e frequentato diverse centinaia di persone, ma non mi è mai
capitato di vedere due soggetti tanto diversi tra loro come sono Salvini e Di Maio, che vogliono per forza andare d'accordo e soprattutto farlo credere agli altri. Voglio dare loro un consiglio: separatevi! Con viva cordialità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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