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I gilet gialli bruciano Parigi: "Macron si deve dimettere"

Scontri sugli Champs-Élysées e blitz al palazzo presidenziale Il capo dello Stato: «Vergogna» Castaner: «Colpa della Le Pen»

I gilet gialli bruciano Parigi: "Macron si deve dimettere"

La Marsigliese intonata sotto i gas lacrimogeni. Casseur in azione, vetrine rotte e barricate. Scene a cui la Francia ha assistito nella seconda giornata di protesta dei gilet gialli: 106mila manifestanti nel complesso ieri sono tornati in strada per contestare i rincari sul prezzo del carburante dal prossimo gennaio, ottomila nella sola Parigi dove si sono concentrati i principali disordini. L'obiettivo è lo stesso: mettere in discussione il presidente, possibilmente costringerlo a ripensare la politica di transizione energetica e non solo quella.

Il nucleo degli irriducibili si è diffuso sulla capitale a macchia d'olio: gruppi incappucciati hanno tentato di raggiungere l'Eliseo, mentre una maggioranza dei gilet marciava pacificamente nelle arterie cittadine armata solo di cartelli e slogan. «Macron, dimettiti!». «Basta parole, vogliamo fatti». Parigi è attonita. Per la prima volta una grande manifestazione promossa da singoli individui degenera in guerriglia urbana, con i commercianti che assistono increduli allo sfascio di vetrine, a pezzi di strada divelti e usati come mattoni contro la polizia.

Mentre gli Champs Élysées diventavano il ring di un confronto che si inaspriva col passare delle ore, alcune decine di facinorosi tentavano a più riprese di accedere a Place de la Concorde, meta iniziale dei gilet a cui non è stato concesso quello spazio, costringendo la prefettura a dichiararla zona off limits. Venti feriti tra i manifestanti, 4 tra le forze dell'ordine. Una trentina i fermi.

Il ministro dell'Interno Cristophe Castaner accusa da subito l'ultradestra e Marine Le Pen di aver fomentato la rabbia. La leader dell'ex Front National non ci sta: «Non ho mai fatto appello a violenze di sorta, Castaner è indegno, cambiamo le cose andando a votare». La seconda grande giornata ufficiale di mobilitazione ha prodotto 948 manifestazioni nel resto della Francia, 516 i blocchi stradali. Numeri che si sommano a quelli di sabato scorso con 288 mila persone viste partecipare attivamente.

Si registrano anche episodi di violenza contro esponenti della République En Marche. Nel sud est della Francia, una cinquantina di gilet gialli a volto coperto hanno minacciato Mireille Morel e la sua famiglia, bruciando parte della sua tenuta vinicola e tentando di entrarle in casa. «Gesto ignobile» twitta il portavoce del governo. Pronta la risposta di Le Pen: «Mai fatto appello alla violenza». La leader del Rassemblement National accusa il governo di aver fatto salire deliberatamente la tensione per usarla come capro espiatorio. Il movimento sembra ridimensionato rispetto alla protesta collettiva dello scorso fine settimana, ma le immagini di Parigi che si rincorrevano in tv dalle prime ore del mattino hanno spaventato molti scoraggiandoli da scendere in strada, sostiene il sociologo Bruno Cautres.

In serata Macron ha preso posizione su Twitter: «Grazie alle nostre forze dell'ordine per il loro coraggio e professionalità. Vergogna a chi li ha aggrediti.

Non c'è posto per queste violenze nella République».

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