"I giovani siano molto responsabili per salvare i più fragili dalla terza ondata"

L'appello del microbiologo Perno. Pregliasco insiste: evitare cenoni e grandi feste. Resta fondamentale il tracciamento dei contagi

"I giovani siano molto responsabili per salvare i più fragili dalla terza ondata"

Senza temere di passare per allarmisti, i virologi vedono negli assembramenti di domenica la formula perfetta per arrivare al pranzo di Natale con l'infezione in tasca. Le code di fronte ai centri commerciali e ai negozi erano assolutamente prevedibili e forse qualche accortezza in più per evitare la ressa andava presa. Ci si era detti in tutti i modi: «Evitiamo gli errori di Ferragosto». Eppure.

Nei prossimi giorni qualche misura anti folla - multe a parte - verrà presa, ma il mondo scientifico mette in guardia. Se si replicano scene come quelle del fine settimana, il rischio è trovarsi ad affrontare una terza ondata di contagi dopo Natale. «È solo questione di senso civico - spiega il virologo Carlo Federico Perno, primario di Microbiologia all'ospedale Bambin Gesù di Roma - Se l'abbiamo, allora vinceremo questa guerra anche senza lockdown, se non l'abbiamo rischiamo di tornare ai numeri di un mese fa peggiorando nuovamente la situazione. Ora più che mai è necessario che anche i giovani e i 40enni, non toccati direttamente dalla malattia se non in forma lieve, siano responsabili per proteggere i più fragili. Ma troppo spesso prevale il desiderio di non rinunciare a nulla delle proprie abitudini e ci ritroviamo ogni volta ad affrontare emergenze».

«L'arrivo o meno della terza ondata dipenderà da noi - sostiene il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore generale dell'istituto Galeazzi di Milano - È possibile che ci sia. La politica dovrà fare una mediazione per garantire la qualità della vita e il recupero dell'aspetto economico, ma sarà fondamentale la responsabilità dei singoli a gestire le feste con buonsenso, non con tavolate e festoni».

Come evitare di ritrovarci con i numeri di contagi in salita? Va considerato che, rispetto alla scorsa primavera, sono bastate misure più blande rispetto al lockdown totale per contenere il numero dei nuovi infetti. Quindi questa, secondo gli esperti, potrebbe essere la formula vincente (sicuramente più tollerabile) per convivere con il virus finché non saremo fuori dalla pandemia.

«Abbiamo appiattito la curva, i miglioramenti sui numeri si registreranno tra una settimana - specifica Pregliasco - È sperabile che, insistendo ancora un po', ci sia un calo e si possa arrivare a un valore di 5-10mila casi al giorno che potrebbe essere quello che permette di recuperare il tracciamento per mantenere bassa la capacità diffusiva».

Ecco, la parola chiave per riprendere in mano le redini della pandemia è il tracciamento, diventato impossibile dall'inizio di ottobre per la velocità e la quantità dei nuovi casi. Detto questo, non è ancora strato trovato l'equilibrio perfetto per contenere i contagi e far vivere il Paese e, alla vigila dell'ennesimo decreto, si continua a procedere per tentativi.

Dalla nostra abbiamo l'esperienza: «È molto difficile commentare la situazione del periodo natalizio e l'andamento dei contagi non conoscendo l'evoluzione della curva e le future possibilità di trasmissione - spiega Antonio Mastino, microbiologo associato all'Istituto di farmacologia traslazionale del Cnr - ma da quello che abbiamo imparato a nostre spese sul virus, possiamo stabilire che un aumento delle relazioni interpersonali potrebbe generare una serie di potenziali rischi, per cui durante le festività natalizie sarà necessario mantenere una grande attenzione.

Dalla letteratura scientifica attualmente disponibile - continua l'esperto - abbiamo potuto comprendere che il Covid non è mutato in modo da essere meno pericoloso dal punto di vista della trasmissibilità, anzi, secondo alcuni studi, una delle mutazioni sembra aver addirittura reso più elevata la contagiosità dell'agente patogeno, per cui è davvero fondamentale mantenere i comportamenti volti a limitare le possibilità di infezione».

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