I governatori rossi ignorano Conte

Non sono la governatrice della Calabria, Jole Santelli, ha emanato un'ordinanza in cui anticipa il governo Conte sulle riapertura e ribellarsi al dpcm nazionale questa volta sono anche le regioni rosse, come Puglia e Toscana

I governatori rossi ignorano Conte

Mentre Conte gioca a fare il “capetto” le regioni si ribellano. Anche quelle a guida Pd. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria il governo ha annunciato restrizioni e aiuti economici a famiglie e imprenditori (mai arrivati) tra una diretta Facebook e l’altra per poi passare, dopo gli attacchi, alle conferenze stampa via Skype. Una serie di obblighi da rispettare che le regioni, di volta in volta, hanno modificato e personalizzato.

Una presa di posizione da parte dei governatori italiani che potrebbe, in alcuni casi, aver giocato persino a favore del premier. Tanto che, la lenta discesa dei contagi in Lombardia è costata attacchi severi al presidente Attilio Fontana e all’assessore alla sanità della regione Giulio Gallera. Per contro, se in Veneto i contagi sono diminuiti alla velocità della luce e la regione è stata una delle più celeri nella battaglia contro il Coronavirus, gli elogi sono sempre andati verso il “modello Zaia”. Dopo tutto è stato proprio il governatore a ordinare tamponi a tappeto per i cittadini di di Vo Euganeo uno dei primi terribili focolai.

Anche per la fase due sembra prendere piede lo stesso andazzo. A pochi giorni di distanza dall’ultimo annuncio di Giuseppe Conte agli italiani, tenuto la scorsa domenica dove il governo annunciava le nuove misure da adottare nella tanto discussa “fase 2”, ecco arrivare le prime ordinanze regionali che ignorano le scelte del governo e anticipano, chi più chi meno, le aperture delle attività commerciali e concedono, prima del governo, qualche libertà in più ai propri cittadini.

É probabile che lo scarica barile di Conte nei confronti delle istituzioni regionali, durante la fase uno, abbia fatto la sua parte nella crescita dei consensi nei confronti del presidente del Consiglio. Eppure, adesso, il premier sembra essersi stufato di venire scavalcato dai presidenti delle regioni tanto che, dopo l’annuncio delle prime ordinanze stilate dagli enti locali ha deciso di “dichiarare guerra” a chiunque decida di andare contro il suo dpcm e, nell’informativa urgente alla Camera, ha giudicato “improvvide e illegittime” le iniziative delle regioni.

La Calabria

La polemica era scattata con la presa di posizione della neo presidente della Regione Calabria, Jole Santelli che, attraverso un’ordinanza, ha annunciato che già dal 30 di aprile i calabresi potranno riaprire le proprie attività. Ristoranti, pizzerie, bar e agriturismi, saranno liberi di tirare su le proprie saracinesche e far ripartire il lavoro non solo attraverso la modalità da asporto, come sarà possibile in tutta Italia a partire dal 4 maggio, ma anche ripartendo con il servizio ai tavoli. A patto che si consumino cibi e bevande all’aria aperta e nel rispetto delle norme anti-contagio.

La Santelli spinge sull’acceleratore anche in materia di spostamenti, che torneranno ad essere possibili, “all’interno del proprio Comune o verso altro Comune”, per chi volesse svolgere attività sportiva individuale e per tutti coloro che abbiano la necessità di raggiungere le imbarcazioni di proprietà da sottoporre a manutenzione e riparazione (per una sola volta al giorno). Apriti cielo. Contro di lei si è scatenata una tempesta. Ad attaccarla subito, i consiglieri regionali all’opposizioni, che hanno chiesto esplicitamente che il governo impugni l’ordinanza. Come il piddiino Graziano Di Natale che ha perfino esortato i sindaci a ribellarsi all’ordinanza tenendo sbarrate le attività all’interno dei propri Comuni.

La Puglia

Questa volta però a scontrarsi con le decisioni del governo nazionale sono anche le regioni rosse. É del 28 aprile l’ordinanza di Michele Emiliano, il governatore della Puglia, ha deciso di far riaprire le attività nella propria regione e di far valere le nuove direttive già dal giorno seguente alla pubblicazione del documento. Senza dover aspettare di passare la festa del primo maggio in quarantena, i pugliesi potranno tirare su le serrande dei propri bar e ristoranti a patto che la vendita sia solo con asporto. A riaprire saranno anche i negozi per la toelettatura degli animali da compagnia e si potrà uscire per andare a pesca, recarsi al cimitero oppure per le attività di manutenzione e riparazione delle proprie imbarcazioni. Insomma, anche Emiliano decide di ignorare il dpcm emanato da Conte e riparte senza attendere ancora.

 Michele Emiliano

La Toscana

Più cauto Enrico Rossi, che sembra agire d’astuzia. Il presidente della Regione Toscana infatti ha deciso di far passare ai toscani un primo maggio all’aria aperta. Proprio così. Nel giorno in cui si festeggiano i lavoratori e quindi tutti gli italiani saranno liberi dai propri doveri, in Toscana si potrà uscire per svolgere attività sportiva all’aperto, fare passeggiate e andare in bicicletta. Godendosi il piacevole sole primaverile che, ormai da mesi, abbiamo guardato dalla finestra. Piccole libertà concesse che sarebbero state valide per tutti gli italiani solo tre giorni dopo il via annunciato nell’ordinanza da Rossi, il 4 di maggio. Come aveva dichiarato Giuseppe Conte nell’ultima conferenza stampa.

Si sà, agli italiani, dimostratosi per altro più che diligenti davanti alle scelte drastiche dello Stato per combattere la pandemia, gli arresti domiciliari sono un po’ venuti a noia. Ma valeva davvero la pena stilare un’ordinanza per battere sul tempo il governo sul via alle passeggiate? O la regione rossa ha soltanto voluto mandare un segnale di disaccordo al premier?

Enrico Rossi

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