Non è la flat tax. E neppure l'autonomia o il reddito di cittadinanza. Nessuno ne parla ma l'impatto potrebbe essere altrettanto dirompente. La bozza del decreto che da settimane circola fra gli addetti ai lavori ha messo in allarme gli specialisti della riabilitazione. Quei medici chiamati ad accompagnare il paziente nel lento ritorno verso la normalità, dopo un trauma e magari un intervento chirurgico. Decine di migliaia di persone saranno più sole e in parte abbandonate al loro destino se il testo dovesse passare cosi come è stato congegnato nelle stanze del ministero della salute.
«La riabilitazione ortopedica, il 44 per cento del totale, viene colpita duramente dalla riforma - spiega al Giornale Sandro Iannaccone, responsabile di tutte le riabilitazioni al San Raffaele di Milano -. Oggi in media la riabilitazione ortopedica è nella cosiddetta fascia B, che vuol dire due ore al giorno. Ma i tecnici del ministero hanno pensato di declassarla, portandola nella fascia C, ovvero riducendo la terapia a un'ora al giorno, compresi gli spostamenti e la parte infermieristica».
Uno scivolamento silenzioso, perché il testo non è arrivato all'opinione pubblica, e drammatico per i pazienti: 60 minuti teorici sono poca cosa per chi si è rotto il femore o ha appena ricevuto una protesi all'anca.
Eppure si va avanti, dritti verso l'obiettivo: risparmiare almeno un miliardo di euro. A tutti i costi. I letti per il «recupero» sono circa 34mila a fronte dei 180mila acuti, con oltre trecentotrentasettemila ricoveri. Numeri imponenti, anche se insufficienti a coprire un bisogno che spesso deve adeguarsi e adattarsi a quel poco che offrono gli ambulatori. Ma lo slittamento della parte ortopedica nella fascia C rappresenterebbe un salto all'indietro di non poco conto per chi tenta di riprendere la vita di prima. E c'è da chiedersi quali ospedali avrebbero interesse a tenere un letto occupato per fornire prestazioni modeste, distillate con il contagocce e con tariffe basse.
Un problema di quantità ma anche di qualità. «C'è un altro aspetto sconcertante nella bozza - prosegue Iannaccone, fra l'altro presidente dell'Arsop, Associazione riabilitatori specialisti ospedalità privata - Per valutare la riabilitazione da svolgere si terrà conto delle diagnosi. Con tre si andrà in fascia A, con due in B e con una in C. Ma tutte le demenze, a cominciare dall'Alzheimer, non daranno più punteggio ai fini della classifica».
Quindi un alzheimeriano che si rompe una gamba verrà rieducato per un'ora al giorno contro le due di oggi e poi, punto davvero dolente, sarà trattato come un ragazzo di vent'anni. Senza il supporto di psicologi. «Oggi chi è aggredito da questa terribile patologia - aggiunge Iannaccone - peggiora fatalmente dopo il trauma e l'anestesia dell'operazione. Ma la riabilitazione, specialmente nella prima fase della malattia, è fondamentale e aiuta a ritrovare gli equilibri precedenti. Senza gli esercizi invece il declino è più rapido e rovinoso, con conseguenze tutte da valutare perché si risparmia qualcosa in questa fase ma la collettività dovrà affrontare poi costi sociali enormi».
Stiamo parlando di patologie diffusissime: sono un milione circa gli italiani affetti da Alzheimer o altre forme di demenza. La riabilitazione, da svolgere in alcuni momenti critici, andrebbe potenziata e invece siamo alle forbici e alla riduzione dei servizi. Si parla di razionalizzazione e si gioca pericolosamente con le suggestioni: il settanta per cento del settore è in mano a privati, con discreti margini di guadagno. Insomma, facendo leva su alcuni stereotipi populisti, è più facile tirare la coperta da questa parte. E poi la fascia A, quella che offre le prestazioni più importanti dopo un infarto o un ictus, non verrà toccata.
Ma per gli altri, per tutti gli altri, il percorso si farà ancora più duro e umiliante.
«Speriamo che il testo prima di essere approvato sia modificato seguendo le nostre indicazioni - afferma Claudio Bulighin, primario fra Verona e Peschiera del Garda e referente veneto dell'Arsop - Molto dipenderà dal modo in cui le regioni metabolizzeranno il provvedimento». Che prima del varo passerà al vaglio della Conferenza Stato Regioni. Un cammino che potrebbe accelerare, mettendo fine ad ogni incertezza, dopo le elezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.