I grillini che strizzano l'occhio ad autonomi e centri sociali

Dal vicesindaco di Torino che difende i violenti alla consigliera pro-antagonisti, ecco chi sono i barricaderi

I grillini che strizzano l'occhio ad autonomi e centri sociali

Cinque stelle e una costellazione di no. No tav, no global, no crescita, no euro, no impresa, no carne, no tutto. Il cuore grillino è movimentista e antagonista. «Sono orgoglioso del vicesindaco Montanari». Ventiquattrore dopo l'annunciata guerriglia che ha concluso il lavori dell'ultimo G7, le dichiarazioni del consigliere comunale grillino Damiano Carretto, accorso in difesa del vicesindaco torinese, affossano un tentativo maldestro. Quello di insabbiare connivenze e simpatie tra l'ala «movimentista» del 5 Stelle e gli «antagonisti». E proprio al docente sessantottino Guido Montanari, già promotore di alcuni dei numerosi comitati e forum «civici» da cui si è plasmato l'establishment grillino, si deve la tenuta di un'asse che ha minacciato più volte di spezzarsi.

Così, all'indomani del G7, i due movimenti sembrano più vicini che mai. E se i manichini di Renzi e Poletti hanno perso la testa, il duo Di Maio («Le violenze non fanno parte del Dna del Movimento 5 Stelle») e Appendino («Esprimo sostegno alle forze dell'ordine per gli attacchi subiti»), adesso, rischia di perdere la faccia. A partire dal «famoso» post con cui la consigliera regionale Francesca Frediani ha chiesto la scarcerazione di Andrea Bonadonna, leader giovanile del centro sociale Askatasuna ed esponente del movimento «No Tav». Tanto clamore per nulla se si considera che la Frediani, classe 1973, è stata catapultata a Palazzo Lascaris proprio dalle file dei comitati anti Tav. Nella sua scheda del Consiglio regionale si legge, a chiare lettere, che «in Val di Susa collabora con i comitati No Tav». Ma la verve barricadera della signora che, prima della «rivoluzione» pentastellata, non è mai «stata tesserata a partiti politici» è già palese nei primi mesi del suo mandato. Ben prima della «indigestione» di brioche del gaffeur Montanari, l'allora neo consigliera si destreggiava con la cartapesta. Nel 2014 viene infatti «pizzicata» in piazza Castello a bersagliare, assieme ai movimenti, la sagoma inerme del governatore Sergio Chiamparino.

Che dire, invece, della sua collega a Palazzo Civico Maura Paoli? La giovanissima consigliera M5s non ha mai rinnegato le origini militanti ed anzi, tra gli imbarazzi dei colleghi più moderati, ha fatto della sua vicinanza al famigerato centro sociale torinese Gabrio una vera e propria bandiera. Lei si è specializzata in «botanica». E così, al grido di «l'autoproduzione non è spaccio», ha difeso i «compagni» di via Millio. Quando, ad agosto 2016, nell'ex scuola occupata vengono sequestrate 60 piante di marijuana, la Paoli sposa le ragioni degli antiproibizionisti rilanciando dal suo profilo Facebook il comunicato con cui gli «okkupanti» giustificano le «pratiche militanti del centro sociale». E, un anno dopo, il concetto viene ribadito. «Oggi - annuncia dal parco pubblico del Valentino - grazie ai ragazzi del Gabrio ho avuto l'opportunità di mettere a dimora una piantina di canapa». C'era anche lei alla Reggia di Venaria, a manifestare tutto il suo disprezzo per il vertice internazionale, assieme ai consiglieri Damiano Carretto («Ma quando mai un G7 ha dato qualche risposta»), Fabio Gosetto, Viviana Ferrero, Daniela Albano e Deborah Montalbano. Gli stessi che, alla vigilia del summit, profetizzavano: «Ministri e delegazioni non si stupiscano dei cortei e delle contestazioni perché sono figli del loro operato. Per noi (e per molti nostri colleghi del Consiglio) sarà più che naturale essere parte di quei cortei». Invitando poi «le delegazioni anche a trovare il tempo per visitare le case popolari». Ed è proprio da lì, dai caseggiati di edilizia residenziale pubblica, che proviene una delle leve più «dure» del Movimento: Deborah Montalbano. La pentastellata, «arruolata» tra gli attivisti del «Comitato popolare Vallette-Lucento», noto per i picchetti di «resistenza agli sfratti», è uno dei volti storici della lotta per il diritto all'abitare.

Presidente della commissione sulle Politiche sociali e membro di quella per l'emergenza abitativa, vanta una morosità ultraquinquennale nei confronti di Atc Torino. Ad ottobre 2016, infatti, ancora non aveva provveduto a pagare i canoni arretrati. Ma si sa, per il grillino indignato la rivoluzione non è un pranzo di gala.

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