I legali del boss indagati per ricettazione, è scontro

"Gli avvocati hanno ricevuto dal cliente soldi illeciti". Le camere penali insorgono

I legali del boss indagati per ricettazione, è scontro
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Per la Procura di Milano i soldi percepiti dagli avvocati che assumono la difesa di un indagato «potrebbero configurare il reato di ricettazione». Per tale motivo, i magistrati milanesi hanno chiesto una misura cautelare interdittiva dall'esercizio della professione nei confronti di Antonio Buondonno e Matteo Murgo, legali di Baris Boyun (nella foto), il terrorista turco finito in manette nell'ambito di un'operazione internazionale contro il terrorismo. Al netto della brillante operazione investigativa, che ha portato alla scoperta di una rete del terrore tra Italia ed Europa, c'è un passaggio nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip del Tribunale di Milano Roberto Crepaldi, che rischia di aprire un pericoloso corto circuito tra Procura e avvocati. Il Gip non ha accolto la richiesta cautelare avanzata dal pubblico ministero Bruna Albertini e ha indagato a piede libero per ricettazione i due avvocati. La contestazione, dunque, resta. Il caso diventa terreno di scontro tra toghe e avvocati. Qual è passaggio «incriminato»? «Al fine di procurarsi un profitto i legali ricevevano in varie tranches denaro di provenienza illecita essendo consapevoli, con l'aggravante di aver commesso i fatti nell'esercizio della professione legale in quanto nominati di fiducia dallo stesso Boyun Baris nel procedimento 2595/24 e precisamente dopo che Boyun Baris si accordava telefonicamente e personalmente con entrambi e su sollecitazione di questi per la consegna di 40mila euro in 4 tranche da 10mila ciascuna» si legge nell'ordinanza. I due avvocati assistevano il terrorista già in altri procedimenti e ricevano soldi per le parcelle. Ora la Procura, data la provenienza illecita del denaro, contesta ai due legali il reato di ricettazione. Contro la mossa dei magistrati, che potrebbe innescare un precedente pericoloso, scende in campo il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano Antonino La Lumia con un documento di condanna contro la Procura di Milano auspicando che sia «sempre garantito il diritto costituzionale di difesa, avendo, peraltro, sempre tutelato l'autonomia e l'indipendenza di ogni iniziativa investigativa». Il documento di condanna è stato spedito al guardasigilli. Il caso riaccende lo scontro anche in altri distretti. La Camera Penale di Napoli è pronta a varare un identico documento di solidarietà ai due legali.

Lo scontro però non cancella il risultato investigativo importante messo a segno dai pm milanesi. Tra le armi sequestrate, tra Italia e Turchia, 15 pistole, e armi pesanti come kalashnikov, bombe a mano, bazooka e giubbotti antiproiettile.

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