Cronache

I libri preziosi di Torrefranca spostati al piano terra: distrutti

Trasferiti dentro Palazzo Pisani. Scelta devastante

I libri preziosi di Torrefranca spostati al piano terra: distrutti

Erano sopravvissuti nei secoli, passati di mano in mano tra collezionisti, musicisti, appassionati. Di alcuni si erano perse le tracce, ed erano stati recuperati a prezzo di tempo e fatica. Sono gli spartiti e gli incunaboli secolari che Fausto Torrefranca, straordinaria figura di musicologo e ricercatore, radunò nella prima metà del secolo scorso, creando un fondo che costituisce una miniera di conoscenze sulla musica del Rinascimento. Ma che ora lotta per sopravvivere, investito in pieno dall'acqua alta che ha invaso Venezia penetrando nei locali dove improvvidamente i manoscritti erano stati collocati cinque anni fa per decisione del Conservatorio Benedetto Marcello, al piano terra di Palazzo Pisani (nella foto). Anche a Palazzo Pisani, che dal 1940 ospita il Conservatorio veneziano, l'acqua alta di questi giorni ha colpito duro. Ma qui, di tutti i beni messi a rischio dalla catastrofe, c'erano i più vulnerabili: le carte vecchie di secoli del fondo Torrefranca. L'impatto delle acque sui manoscritti è stato devastante.

E ieri il nipote del musicologo, Massimo Acanfora di Torrefranca, lancia il suo grido di dolore e di indignazione sulle colonne di Facebook: «Oggi quelle inestimabili e uniche fonti sono per lo più carta da macero. L'ennesima perdita dovuta a idiozia e imperizia». L'erede ricorda come il nonno, morto nel 1955, avesse dedicato alla raccolta buona parte della sua vita e la totalità dei beni di famiglia. Il fondo era rimasto a lungo nella casa di Fausto, dove il nipote poteva toccare con mano «il manoscritto elegantissimo del Lamento d'Arianna monteverdiano, o di certe frottole semidialettali di fine Quattrocento». Ma proprio per le sue dimensioni, il fondo era destinato a essere ceduto a un ente pubblico. Offerte astronomiche erano arrivate da Oltreoceano. «Mio padre e mia madre vollero che la biblioteca rimanesse in Italia, accettando l'offerta del Conservatorio veneziano che si era impegnato a preservarla e a mantenerla unita. Stupido idealismo ed ancora più stupida affezione a un paese che non si merita nulla», scrive Massimo Torrefranca. Inizialmente il fondo e l'intera biblioteca del Conservatorio erano custoditi al mezzanino del Palazzo, dove sarebbero rimasti al riparo dal disastro di questi giorni. Sui motivi che portarono al loro trasferimento al pian terreno il nipote di Torrefranca e la direzione del Conservatorio danno versioni contrastanti: secondo il primo venne liberato uno spazio per gli eventi («la dannazione della cultura italiana, gli eventi...»), secondo i vertici dell'ente si trattò invece di un trasloco reso inevitabile da non meglio precisati «motivi di statica».

Che la nuova collocazione abbia esposto i manoscritti alla furia delle acque, però, lo dicono sia il Conservatorio che il nipote del mecenate. L'ente musicale tiene a sottolineare che i locali scelti per ospitare la biblioteca erano «appositamente rialzati, protetti da moderni sistemi di sicurezza e collegialmente considerati idonei allo scopo» e che «solo la parte più vicina al suolo che rappresenta circa l 5 per cento del contenuto totale è stata raggiunta dall'eccezionale e non prevedibile ondata di marea senza che vi fosse il tempo per intervenire».

I documenti danneggiati sono stati portati in salvo e sono in questo momento a Bologna, dove una ditta specializzata li ha congelati per evitare il peggioramento delle loro condizioni.

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