Tra i trader ieri circolavano cifre mirabolanti. Il governo disposto a un revisione del rapporto deficit Pil dal 2,4% al 2%. Abbastanza da accontentare la Commissione europea e bloccare la procedura di infrazione. I mercati hanno festeggiato con indici di Borsa molto positivi e spread sotto i 300 punti. Peccato che dietro questa conversione del governo, per il momento, ci sia poca sostanza e che le soluzioni allo studio potrebbero non piacere a Bruxelles.
La «svolta» di ieri è semmai da leggere come un messaggio tutto politico dei due partiti di maggioranza. La prospettiva di una crisi di governo non piace a Luigi di Maio che inizia a temere il ritorno del centrodestra, favorito dai sondaggi. Per ora non tenta nemmeno a Matteo Salvini. Quindi i due leader di M5S e della Lega hanno deciso di abbandonare la trincea del deficit al 2,4% e di aprire a modifiche.
Dalle indiscrezioni del fine settimana si è passati alla certezza di ieri. Alla vigilia del vertice serale con il ministro Giovanni Tria, Salvini ha ribadito che nella trattativa con Bruxelles «noi applichiamo il buonsenso e la concretezza, che non si attacca allo 0,1 in più o in meno». Anche per Luigi Di Maio «non è importante se in trattativa si riduce un po' il deficit». Il premier Giuseppe Conte ha rinviato ogni valutazione, ma ha fatto l'esempio di una correzione dello 0,2%. In arrivo una revisione del deficit, quindi.
La reazione dei mercati alle notizie di ieri e del fine settimana non si è fatta attendere. Lo spread tra Btp e Bund decennale si è attestato quota 290 punti base, livello più basso dall'inizio di ottobre, e la Borsa di Milano ha chiuso la prima seduta della settimana in forte rialzo, con l'indice Ftse Mib a +2,77%.
L'euforia di ieri era prevista dal governo, che mai come in questo momento ha bisogno della promozione dei mercati. La settimana scorsa l'asta dei Btp Italia ha chiuso nel peggiore dei modi, con una raccolta inferiore ad ogni aspettative, tanto che il governo ieri ha dovuto confermare due delle tre aste di Btp di dicembre. Di solito dopo un collocamento di titoli di Stato alle famiglie, vengono cancellate tutte le aste del mese successivo.
La fondazione Hume guidata da Luca Ricolfi ha calcolato che dalle elezioni fino al 23 novembre «le perdite virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di Stato (esclusi quelli detenuti da Banca d'Italia e investitori esteri) ammontano a 195,4 miliardi di euro».
Ma c'è anche l'elettorato a premere sulla maggioranza gialloverde. Il 68 per cento degli italiani, secondo il sondaggio del lunedì del Tg La7, è a favore di modifiche alla manovra che accontentino le richieste della Commissione europea. Solo il 19% è a favore della linea dura.
La Lega Nord resta il primo partito con il 31,5 per cento, ma ha subito un primo calo (l'1,2%). Difficile non vedere una relazione con il dibattito sulla legge di Bilancio e con il malcontento delle aziende e dei lavoratori del Nord.
A Bruxelles per ora prevale la prudenza. Positive le notizie, ma la Commissione aspetta un nuovo Documento programmatico di bilancio con le cifre aggiornate. Ieri sera si è tenuto il vertice con il premier, i due leader della maggioranza e Tria.
All'ordine del giorno gli emendamenti alla legge di Bilancio e il deficit.Un «trucco» per Renato Brunetta di Forza Italia. Anche solo limando dello 0,2% il governo «dovrebbe non solo rinunciare del tutto al suo programma, ma anche alzare le aliquote Iva»,
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