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I mesi più duri di Giuseppi: crolla pure la sua popolarità

Da settembre ha perso 10 punti. Paga i ritardi nella gestione della crisi economica e sanitaria

I mesi più duri di Giuseppi: crolla pure la sua popolarità

Più che una caduta è un cedimento strutturale, una frana, un crollo verticale. Dieci punti persi nel giro di due mesi: allarme rosso a Palazzo Chigi, la luna di miele è finita. Dunque agli italiani, impauriti e pieni di sfiducia per il futuro, Giuseppe Conte non piace più come prima. Il bonus è scaduto, la seconda ondata ha cancellato tutto. Certo, non c'era bisogno di un sondaggio, si era capito da tempo che la popolarità del premier fosse in declino: dal malessere sociale, dalle prospettive economiche, dalle difficoltà con l'Europa, dalle manovre per un rimpasto. Ma insomma, ora la crisi del presidente del Consiglio e del suo modo di guidare il Paese è documentata da un rilevamento Ipsos-Corsera. Il gradimento per Conte è al 55 per cento: a settembre era del 65. Dieci punti in meno pure per il governo, ora a quota 52. Numeri freddi, impietosi.

Eppure, ad aprile, Conte sembrava saldissimo, invincibile. Due italiani su tre erano con lui. Colpita all'improvviso dal virus, l'opinione pubblica si era stretta attorno al premier non politico, costretto ad affrontare con i pochi strumenti scientifici a disposizione un nemico sconosciuto. Commossi dalla lotta a mani nude dei medici, i cittadini hanno accettato il lockdown, negozianti e imprenditori hanno sopportato le chiusure, tutti hanno promosso la gestione affastellata della prima emergenza sanitaria e sperato che la ripresa fosse vicina.

Poi i contagi sono calati ed è iniziato il grande sonno dell'esecutivo. I dibattiti sulla fase due, i vertici surreali sui banchi a rotelle e i monopattini, le promesse di soldi, le commissioni di esperti, le sfilate propagandistiche a Villa Pamphilji. E nessun provvedimento concreto per mettere in sicurezza gli ospedali. Abbiamo perfino snobbato i 36 miliardi del Mes per le spese sanitarie.

Tre mesi buttati. E quando, dopo la Francia è la Spagna, la seconda ondata è arrivata pure da noi, il governo è stato preso alla sprovvista. O almeno, questo è quello che pensa la gente, che ha perso fiducia nei confronti di chi la governa e ritiene che Conte abbia sbagliato parecchio. Non è più tempo di concordia. Se ieri erano la solidarietà e l'unita nazionale, oggi il sentimento più forte è il pessimismo. Il 60% degli italiani si aspetta infatti un peggioramento della situazione economica: due mesi fa erano il 42. E, altro dato significativo, non c'è ottimismo nemmeno sul piano sanitario. Solo un cittadino su tre dichiara di volersi vaccinare appena possibile, uno su sei non ne vuole nemmeno sentire parlare e quattro su dieci prima di esprimersi preferisce aspettare di conoscere l'efficacia e i rischi di effetti collaterali. L'incertezza è totale. Soltanto il 13 per cento ritiene che usciremo dal Covid in primavera, mentre il 47 parla di estate-autunno e il 27 di tempi ancora più lunghi.

Tutto ciò influisce sul crollo del gradimento a Conte, che registra un meno 30 tra i lavoratori a tempo. Ma sono delusi anche gli impiegati pubblici, meno 20, gli insegnanti, meno 16, e gli artigiani, meno 15. Ristori, chi li ha visti? In questo quadro pesano i tentennamenti di Palazzo Chigi, il braccio di ferro con le Regioni, il ritardo nella preparazione dei piani di sviluppo da presentare a Bruxelles per ottenere i 200 e rotti miliardi del Recovery Fund. Ieri è toccato a Ursula von der Leyen chiedere di sbrigarsi: «Servono investimenti e riforme, così beneficerete delle risorse». Però anche qui siamo alle scaramucce preliminari, Conte e il Pd litigano sulla cabina di regia.

Al Mef o a Palazzo Chigi? E intanto la macchina del rimpasto si è messa in moto e la poltrona del premier, accerchiato, non è più così salda.

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