Mondo

"I miei soldi per battere Trump" E Bloomberg scatena tutti i dem

Primo dibattito tv per l'ex sindaco di New York, che avanza nei sondaggi e promette: a breve pubblicherò i miei redditi

"I miei soldi per battere Trump" E Bloomberg scatena tutti i dem

Il re è nudo. Gli avversari di Michael Bloomberg hanno fatto di tutto per strappargli la maschera di ex sindaco di successo, durante i 12 anni alla guida di New York, e per smontarne l'immagine di imprenditore brillante, con un patrimonio stimato di 60 miliardi di dollari ma una dichiarazione dei redditi che solo nelle scorse ore, incalzato dal fuoco amico dei democratici, ha promesso di diffondere «entro poche settimane». Eppure, nonostante la prova deludente di mercoledì a Las Vegas - il suo primo dibattito televisivo con i cinque rivali dem per la nomination, alla vigilia dei caucus in Nevada (a cui Bloomberg non parteciperà) e del Super Tuesday del 3 marzo - che l'ex sindaco di New York resti un candidato pericoloso lo prova la reazione di Donald Trump. «La performance di Bloomberg è stata forse la peggiore nella storia dei confronti. E ce ne sono state di pessime - ha twittato il presidente -. Inciampava, borbottava, è gravemente incompetente. Se questo non lo mette fuori gara, niente lo farà».

Ma la gara è appena cominciata. E grazie ai 400 milioni investiti nella corsa e alla cifra più alta mai spesa in spot elettorali nella storia americana, Bloomberg continua la scalata nei sondaggi, con Sanders che si conferma fin qui ancora favorito. Perciò le scintille e i colpi bassi tra i due non sono mancati, anche se il dibattito è stato in sostanza un tutti contro uno. Con Bloomberg vittima prescelta. Finita al tappeto, secondo gli analisti. Sotto attacco per lo «stop and frisk», la politica di fermo e perquisizione dei sospetti, messa in atto dagli agenti di New York, ma rivelatasi persecutoria per afroamericani e ispanici. «Vergognoso», dice Sanders, con Bloomberg costretto ad ammettere che effettivamente la prassi era finita «fuori controllo» e alla fine si è dovuto decidere per una parziale marcia indietro.

Ma la più agguerrita contro l'ex sindaco si è dimostrata Elizabeth Warren: «I democratici corrono un grosso rischio se sostituiamo un miliardario arrogante con un altro». La senatrice del Massachusetts ha rincarato la dose citando i comportamenti discriminatori nelle aziende dell'ex sindaco: «Chiama le donne grassone e lesbiche con la faccia da cavallo» (dalle testimonianze raccolte dal Washington Post). Perciò la Warren ha chiesto quante siano le vittime che hanno chiuso «accordi di non divulgazione» per evitare che i fatti diventassero di dominio pubblico. «Moltissime donne nella mia azienda hanno grandi responsabilità» si è difeso Bloomberg. Che si è poi autodefinito nuovamente l'unico in grado di battere Trump, impegnando la propria fortuna, oltre che nella filantropia, per eliminare il «peggior presidente della storia». E rinfacciando a Sanders: «Il socialista più conosciuto sembra essere un milionario con tre case».

Tra Sanders, considerato un estremista di sinistra, e Bloomberg, considerato un mini-Trump per la ricchezza personale che lo rende inviso a una parte degli elettori democratici, stavolta hanno avuto gioco più facile i centristi Joe Biden e Pete Buttigieg. Quest'ultimo ha sintetizzato la sfida che i democratici si trovano di fronte, avvisando di come Sanders rischi di «bruciare» il partito e perdere pesantemente se arrivasse alla sfida finale con Trump e di come Bloomberg stia invece tentando di comprarlo.

I dem non dovrebbero scegliere tra «un socialista che ritiene il capitalismo la radice di tutti i mali e un miliardario che considera il denaro la radice di tutto il potere».

Commenti