"I miei vent'anni senza gambe. Quel sogno prima dell'incidente"

La senatrice e atleta Giusy Versace ha celebrato la ricorrenza: "Dio mi ha offerto una seconda opportunità. A Lourdes ho superato la mia rabbia"

"I miei vent'anni senza gambe. Quel sogno prima dell'incidente"

Atleta, velocista, ballerina, politica, attrice, scrittrice. Tutto questo sebbene lei sia priva di tutte e due le gambe. Come ha fatto? Partiamo da quel giorno fatidico: lei si chiama Giusy Versace, oggi ha 48 anni ed è senatrice della Repubblica, quel giorno ne aveva 28 e stava tornando dalle vacanze in Calabria, viaggiava verso il nord sull'autostrada Reggio-Salerno, era sola in auto. Era partita da poco quando inizia una tempesta di pioggia, lei decide di fermarsi alla prossima stazione di servizio ma qualche chilometro prima la sua auto sbanda ed esce di strada, taglia in due un guard rail. È in quel momento che perde le gambe. Era il 22 agosto del 2005. Esattamente 20 anni fa.

Senatrice, cosa ha fatto ieri per ricordare?

"Ho stappato una bottiglia, ho fatto il mio tradizionale tuffo di testa in mare, insieme a mio fratello - che per me è tutto - e poi la sera festa in famiglia e con gli amici e taglio della torta".

Cosa rappresenta per lei questo anniversario?

"Intanto una immensa gratitudine".

Per cosa ringrazia, chi ringrazia?

"Ringrazio Dio per la seconda opportunità che mi ha concesso. È stato un miracolo se son rimasta viva. E poi tutte le persone che in questi anni mi hanno camminato a fianco. Da sola non potevo farcela. Sono stata fortunata perché ho avuto vicino a me persone eccezionali, più forti di me, più brave di me e che ci hanno creduto più di me. Io so che quelli che mollano è perché sono soli. Se fossi stata sola non avrei trovato la forza e la grinta. Siamo tutti delle formichine, siamo niente davanti a Dio".

Come sono stati questi venti anni?

"Faticosi. Se mi guardo indietro mi chiedo: ma come hai fatto?".

Cosa vede quando si guarda indietro?

"Rivedo quelle immagini. Ripenso alla paura, al dolore. Io ho convissuto con un dolore fisico pazzesco. Ho imparato a sopportarlo a superarlo".

Cos'è il dolore?

"Non si può descrivere. Ho scoperto di avere una soglia molto alta. E una grande voglia di vivere che mi fa compensare".

Lei è credente?

"Sì, ho una forte fede. Non la ostento ma non la nascondo. È stata la mia forza principale perché il dolore ti chiude, ti incattivisce, ti inasprisce. A me non è successo. Ho provato rabbia all'inizio".

Come l'ha superata?

"Con un viaggio a Lourdes. Ero andata lì per finire di recitare quella Ave Maria che sull'autostrada non ero riuscita a concludere per il dolore che mi faceva dimenticare le parole...".

Cosa è successo a Lourdes?

"In quella grotta ho pianto a voce alta. Ho chiesto: Perché a me? E una voce mi ha risposto: E perché non a te? Perché invece ad altri?. Da allora ho capito e ho dato un senso alle mie gambette finte".

Torniamo all'incidente. Cosa ricorda?

"Tutto. Il sogno premonitore che feci la sera prima".

Me lo racconti

"Correvo disperata, qualcuno mi inseguiva, mi trovavo in una villa Liberty che c'è a Reggio Calabria. C'era una scalinata immensa che finiva con una curva, arrivo in cima alla scalinata, scivolo, cado, e la scala si trasforma in una lama che mi taglia le braccia. Mi sveglio col sangue che schizza Tremendo".

L'ha raccontato a qualcuno?

"Lo dissi a mia madre. Lei mi rispose: Dai, mangiamoci due polpette di melanzane prima che tu parti".

Poi inizia il viaggio

"Partii alle due del pomeriggio. Sole, sole, gente sulla spiaggia, guidavo tranquilla. All'uscita di Cosenza un acquazzone pazzesco. Area di servizio a 12 chilometri. Penso: Mi fermo lì. Ma dopo un attimo la macchina vola su una pozzanghera, impatta con il guard rail, il guard rail entra nella macchina e mi taglia le gambe".

Cosa prova in quel momento?

"Un dolore fortissimo. Erano esplosi gli airbag. Cercavo di uscire dalla macchina perché temevo che prendesse fuoco. Ho tirato su le gambe ma c'erano solo le cosce. Vedevo il sangue, la coscia che tremava. Ho pensato che stavo per morire. Avevo la cintura di sicurezza bloccata e anche lo sportello. Stacco la cintura, prendo a pugni lo sportello del passeggero e riesco a trascinarmi fuori dall'auto. Mamma mia, che momenti! Mi sono rotolata sui gomiti mi sono buttata sull'asfalto. Ho scoperto che ero con la testa sulla carreggiata. In un tratto di strada in curva e in salita come la scalinata del sogno della notte prima".

Chiama aiuto?

"Ricordo l'anfibio di questo salvatore che si avvicinava. Credevo di essere alla fine. Chiesi che chiamassero mio padre e gli diedi il numero del cellulare. Mi avvicinarono il telefono, sentivo le grida di papà. Dissi solo: Papino, aiutami. Poi ho perso i sensi. Mi sono svegliata una settimana dopo all'ospedale di Cosenza. Mi hanno salvato la vita l'elicottero e i medici di Cosenza. Bravissimi...".

Quando ha capito che non avrebbe più avuto le sue gambe?

"In ospedale. Quattro mesi. Non rimasi mai sola. Amiche, amici, genitori, cugini. Mia madre ha tirato fuori una forza che non pensavo. Non l'ho mai vista piangere. Forse piangeva in bagno".

Poi la riabilitazione.

"Mesi lunghissimi di riabilitazione. Dolorosi, faticosi. Due anni per imparare a camminare".

Ed è diventata campionessa paralimpica...

"Sì, io non ero un'atleta. Ero sportiva".

Come successe?

"Un amico mi chiese di fare una gara. Lo feci così, per gioco. E anche per sfida a uno che non voleva darmi le protesi sportive perché diceva che avrei sculettato e sarei caduta. Io sono calabrese, sa? E allora le sfide le accetto".

Vinse la sfida

"Mi trovai qualificata nel campionato italiano. Con quel genio che diceva sculetti e cadi che mi guardava dagli spalti. Vinsi la gara. La Gazzetta mi dedicò una pagina".

E poi?

"Ho partecipato a tre europei, due mondiali, ho vinto 11 titoli italiani, sono stata alle Paralimpiadi di Rio. Non avrei mai scommesso".

Mi ha detto che ha ricevuto anche critiche.

"Si, mi dicono: Sei una Versace, per te è tutto più facile... Una cippa più facile! Mi sono alzata dalla sedia a rotelle non perché mi chiamo Versace. Ma perché ci ho creduto".

Cosa ha rappresentato per lei la politica?

"Mi sono avvicinata per caso. Avevo fondato una Ong per aiutare i disabili. Mi hanno detto: portale in Parlamento le tue battaglie".

Chi?

"Fu la Gelmini la prima".

Lei è di destra.

"Sì... Sono liberale, cattolica, moderata, appartenente al centrodestra".

Cosa pensa di Giorgia Meloni?

"Molto preparata. Studia. Sta facendo un grande lavoro. È donna, è giovane, è competente".

Oggi lei è felice?

"Cos'è la felicità? Attimi. Io ho tanti attimi di felicità che mi rendono una persona serena".

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