I militari italiani nel bunker "Tutta la notte sotto i razzi"

Il racconto delle ore trascorse in mezzo alle esplosioni Il ministro alla Difesa: «La loro sicurezza è la priorità»

I militari italiani nel bunker "Tutta la notte sotto i razzi"

È stata una notte agitata per i militari italiani a Erbil, dopo la pioggia di missili che l'Iran ha lanciato contro le basi statunitensi della città irachena e quella di Al-Assad. Gli uomini e le donne in divisa hanno dovuto attendere che l'offensiva fosse finita all'interno dei bunker presenti nell'area in cui operano i soldati impegnati nell'operazione Prima Parthica.

Con una nota lo Stato Maggiore Difesa ha fatto sapere che al momento dell'attacco sono state messe in atto tutte le procedure di contingenza tese alla salvaguardia della sicurezza del contingente dislocato nell'area di Erbil.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha rassicurato sul loro stato di salute, specificando che non c'è nessun ferito. «Seguiamo la situazione e le evoluzioni con la massima attenzione - ha detto il titolare del dicastero di via XX Settembre - La sicurezza dei nostri militari è la priorità assoluta. A loro la più stretta vicinanza, da parte mia e di tutte le Istituzioni».

Il ministro, che fin da subito ha seguito con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, gli sviluppi dell'attacco missilistico in Irak, ieri notte ha contattato personalmente il generale Paolo Fortezza, comandante del contingente italiano in Irak e ha voluto constatare di persona lo stato della situazione sul campo.

Dopo essere stato rassicurato sull'incolumità del personale impiegato e sulla messa in atto di tutte le predisposizioni di sicurezza, ha immediatamente informato il presidente del Consiglio.

Nel corso della mattina di ieri si è svolto anche un colloquio telefonico tra il ministro Guerini e il ministro della Difesa irachena Al Shammari, per ricevere le sue valutazioni sulla situazione in corso e sugli attacchi di questa notte. «In questo momento - ha detto - è indispensabile agire con moderazione e prudenza. Ogni possibile soluzione sarà affrontata insieme alla coalizione, con un approccio flessibile, anche per non vanificare gli sforzi fino ad oggi profusi». Tanto che la coalizione ha imposto il silenzio mediatico sulla situazione proprio per non mettere a rischio militari ed eventuali azioni diplomatiche.

Il presidente del CeSi (Centro di studi internazionali), Andrea Margelletti, rientrato ieri mattina da Teheran, dove ha incontrato le massime cariche governative, tra cui il ministro degli Esteri di quel Paese, ha spiegato: «Sono innamorati degli italiani, sanno che stanno facendo un gran lavoro. Al contempo sono molto arrabbiati con gli americani per un'offensiva che è di una gravità assoluta. I nostri militari non sono in pericolo, anche perché l'Italia non ha partecipato all'uccisione del generale Soleimani».

Alcuni soldati attualmente in Irak fanno sapere che al momento nelle basi italiani c'è serenità. «Non siamo preoccupati - spiega uno di loro -, siamo qui per lavorare e sappiamo quali sono i rischi a cui andiamo in contro, ma sappiamo anche che l'offensiva non è contro di noi. È vero, abbiamo dovuto rifugiarci nei bunker, che sono presenti in ogni base, ma capita qui come succede, ad esempio, in Afghanistan quando avviene un lancio di razzi. Sentivano le esplosioni, però. Le nostre famiglie devono stare tranquille.

Ci auguriamo solo il nostro governo intraprenda tutti i percorsi di tutela del contingente». Che, è da puntualizzare, fa comunque parte di una coalizione internazionale. Nel frattempo è avvenuta una parziale ridislocazione dei nostri militari fuori da Baghdad.

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