Dopo dieci giorni di combattimenti gli uomini del generale Khalifa Haftar iniziano a «vedere» la periferia di Tripoli. I soldati dell'uomo forte della Cirenaica sono riusciti sabato notte a sfondare il blocco predisposto dalle forze fedeli al governo internazionalmente riconosciuto di Fayez Al Sarraj. I miliziani di Haftar hanno infatti conquistato l'area di Suani ben Adem, ad appena 25 km a sudovest di Tripoli, e quella di Aziziya, una trentina di chilometri più a sud. Dopo ore di cruenti combattimenti e lanci di razzi le milizie di Tripoli sono poi riuscite a portare a termine un contrattacco rintuzzando in parte l'assalto della capitale, ma la situazione sta diventando di ora in ora sempre più complicata. Secondo fonti ben informate sul campo sarebbero arrivate anche le temibili milizie di Zintan, protagoniste della cacciata di Muammar Gheddafi da Tripoli nel corso della rivoluzione del 2011 e pronte ora a combattere per la difesa della capitale. Il bilancio dall'inizio dell'offensiva è di almeno 121 morti, tra i quali 28 bambini, e 600 feriti. Senza dimenticare i 16mila sfollati e le centina di famiglie bloccate tra due fuochi.
Nella località di Ain Zara, altro fronte caldo a soli 15 km a sudest della capitale, una scuola elementare, per fortuna deserta, è stata disintegrata dai missili di Haftar. Non ci sono state vittime, ma le bombe piovute dal cielo hanno terrorizzato i tanti rifugiati presenti nell'area, che nei giorni scorsi hanno trovato riparo proprio in edifici pubblici attualmente chiusi. Al Sarraj ha dato l'ordine ai suoi di limitare il più possibile la potenza di fuoco per evitare un bagno di sangue, ma è difficile per l'esercito regolare tenere testa, senza un uso diffuso delle armi, ai miliziani di Haftar sempre più determinati a raggiungere Tripoli. E ha ordinato anche di liberare i prigionieri minorenni catturati dall'inizio dell'offensiva su Tripoli.
La testimonianza raccolta da Al Jazeera del generale Abuseid Shwashli, al comando della regione del distretto sudovest, non lascia spazio a interpretazioni: «Combattiamo per la nostra terra, per difendere tutti i libici. Per queste ragioni non possiamo fare altro che rimanere sulla difensiva. I soldati di Haftar sono libici come noi e uno scontro fratricida è quanto di peggio possa accadere».
L'esercito regolare, che ieri ha abbattuto un caccia di Haftar, tiene l'artiglieria pesante pronta all'uso, sperando in una qualche trattativa che possa evitare di trasformare la regione della Tripolitania in un inferno. Secondo quanto racconta Libya Observer ci sarebbero inoltre ulteriori conferme del sostegno francese al generale della Cirenaica. Il giornale ha raccolto la testimonianza di un mercenario che rivela come i miliziani siano aiutati sul campo da specialisti transalpini dispiegati sul suolo libico.
Nel frattempo Haftar ha trovato anche il tempo di volare al Cairo per incontrare il presidente egiziano Al Sisi, suo principale «sponsor».
Il vertice si è concluso con un nulla di fatto sul fronte della tregua, anche perché Al Sisi continua a interpretare l'avanzata di Hafar come sforzo alla lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia. In una nota proveniente da palazzo El Orouba vengono per altro «apprezzati gli sforzi di Haftar mirati a porre le basi di uno Stato civile stabile in Libia e ad avviarne la ricostruzione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.