I monumenti? Impossibile salvarli, solo ricopiarli

L'Isis ci distrugge un altro tempio? E noi lo ricostruiamo esattamente com'era con la stampante 3D. Contro la barbarie arrivano i monument men della tecnologia digitale.

L'idea è talmente ardita da sembrare scritta per la sceneggiatura dell'ennesimo kolossal con Brad Pitt e George Cloney. Solo che stavolta andrà in onda in tutto il Medio Oriente entro il 2017. Dopo l'ennesimo scempio di Palmira, dove il Califfato ha distrutto un tempio di duemila anni e decapitato l'anziano curatore che con coraggio si era rifiutato di abbandonare gli artefatti, gli archeologi di Oxford e Harward hanno deciso di affrontare il problema di altre eventuali distruzioni. In una lettera al Times , l'Istituto per l'Archeologia Digitale che ha sede ad Oxford, rivela di aver realizzato un piano da 2 milioni di sterline in grado, se non di salvare, le ricchezze storiche della Mesopotamia, almeno di riprodurle com'erano. Nel giro di un anno e mezzo, la regione verrà sommersa di macchine digitali tridimensionali, collegabili a stampanti in 3D, in grado di raccogliere milioni di immagini di palazzi, monete, vasi e qualunque tesoro presente nell'area. Naturalmente sarà necessario l'aiuto di tutti, soprattutto di partner locali che contribuiscano alle fotografie necessarie, per mettere al riparo il mondo antico dalla follia.

Così l'Istituto che collabora con l'Unesco si propone di raccogliere circa 20 milioni di fotografie entro il 2017. «Palmira è diventato il simbolo dell'iconoclastia culturale dell'Isis - spiega il direttore Roger Michel - se viene permesso ai terroristi di radere al suolo tutto e riscrivere la storia di una regione che ha inventato i concetti di estetica globale e sensibilità politica, subiremo una sconfitta irreversibile. Ma una speranza c'è. Inserendo i dati del nostro passato in un archivio digitale, lo conserveremo per sempre, al sicuro da vandali e terroristi». A partire dalla fine di settembre l'Istituto distribuirà centinaia di camere digitali alle rete archeologica in Irak, poi sarà la volta del Libano, dell'Iran, dello Yemen, dell'Afghanistan e della Turchia occidentale. Le immagini verranno raccolte in un sito web e saranno consultabili da tutti, oltre ad offrire un valido supporto per le forze di polizia impegnate nel rintracciare oggetti antichi rubati. Un progetto di grande respiro che si espone però a chiavi di lettura diverse.

La più ottimistica è quella della cultura che oppone le sue armi nella guerra dell'estremismo islamico. La seconda vede in questa replica digitale dell'unicità una sorta di resa due punto zero, la triste accettazione di una realtà.

Anzi, col digitale ci si porta avanti, nel proporre un'alternativa alle altre distruzioni che verranno. E allora la paura è che quella «irreversibile sconfitta» prova di cui parla il direttore dell'Istituto inglese, l'Occidente l'abbia già subita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica