Fabrizio de Feo
Roma Il sindaco azzurro di Ascoli, Guido Castelli, ha letto la nostra intervista a Luigi Di Maio. «Mi ha divertito - dice - l'aperto tentativo del giovane leader pentastellato di attirare a sé le simpatie degli elettori di centrodestra».
Ma lei pensa che esistano affinità tra il M5S e i partiti di centrodestra?
«No, al di là dell'operazione cinica dei grillini che cercano di lucrare su un certo disorientamento dell'elettorato di centrodestra. L'impressione è che gli elettori di centrodestra abbiano votato i sindaci Cinquestelle al ballottaggio per una sorta di riflesso pavloviano anti-Renzi. Ma le nostre culture politiche sono troppo distanti».
Su quali punti siete incompatibili?
«Non c'è niente di più lontano dalla cultura di centrodestra del rifiuto della politica e del principio di auctoritas. Noi, semplificando, alla fine ci riconosciamo in una tavola di valori che è Dio, patria e famiglia. Vedo allora più affinità tra il primo renzismo della rottamazione e i grillini, sul fronte della delegittimazione sistemica dell'esistente».
Vede all'orizzonte la possibilità di una ulteriore crescita per M5S?
«Per dirla con Alberoni ora dalla fase rivoluzionaria dell'innamoramento passeranno a quella più complessa dell'amore. La vera onestà della politica è la capacità di fare politica. Dopo aver puntato sulla fase destruens, devono dimostrare ciò che sanno fare. Li attendiamo alla prova».
Cosa deve fare il centrodestra per rispondere alla sfida?
«Il centrodestra ha dimostrato di esistere e di essere ancora assolutamente capace di vincere quando trova candidature degne e non si fa del male come accaduto a Roma. Deve, però, recuperare la passione per la razionalità politica e darsi regole chiare, stabilendo le procedure per far funzionare l'ascensore interno, in salita e in discesa».
Ha in mente uno strumento?
«Se si riapre l'Italicum io punterei su premio alla coalizione e preferenze».
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