M a se non corriamo sui marciapiedi dove corriamo? Nelle grandi città si sta stretti. Ci stanno stretti gli automobilisti, i motociclisti, i ciclisti. E ci stanno stretti anche i pedoni. Lo spazio è quello che è e va condiviso come si fa oggi sui «social». Solo che lì basta un clic, nella vita reale invece servono educazione e tolleranza: merce rara. Ovvio che un runner che corre su un marciapiede e spinge una signora sotto un bus è un criminale, un folle, un idiota. Non c'è appello. Ma sono della stessa «pasta» gli automobilisti che tagliano la strada a chi va in bici, i motociclisti che fanno il pelo ai pedoni, i ciclisti che sfrecciano contromano sui marciapiedi. E si potrebbe continuare. La categoria non c'entra. Sono le persone a fare la differenza. Quindi non sono i runner a essere «balordi», ma è quel tipo a Londra che va messo in croce. Probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa guidando un'auto, in moto o pedalando. I runner in realtà fastidio ne danno poco: corrono e si fanno i fatti loro. Anzi, quando possono, dai luoghi affollati stanno alla larga. Corrono spesso sui marciapiedi perché non hanno altri spazi e tengono alla pelle.
Corrono nei parchi, sulle rive di fiumi e laghi, sui lungomare, in pianura, in montagna. Sono troppi? Negli ultimi anni sono diventati effettivamente tantissimi, un'onda che ha alzato le chiappe dal divano e si è messa in moto. Ma credo che questa sia solo un buona notizia. Il resto conta poco.
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