Coronavirus

I pm accerchiano Speranza e Guerra. Ecco i quesiti spediti all'Oms

La rogatoria all'Oms: "Chi interloquiva con il ministro?". I timori di Zambon per l'incidente diplomatico dopo la pubblicazione del report scomparso

I pm accerchiano Speranza e Guerra. Ecco i quesiti spediti all'Oms

Cosa stia facendo la procura di Bergamo è ormai cosa nota: capire cioè se vi siano “condotte costitutive di reato” nell’ambito “della gestione delle prime fasi dell’emergenza pandemica” da Covid-19. L’indagine è “articolata”, come ammettono i pm. E nelle ultime ore si è arricchita di almeno due passaggi fondamentali: da una parte l’iscrizione tra gli indagati di Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms; dall’altra la richiesta spedita dalla Procura all’organizzazione di Ginevra per ottenere “assistenza giudiziarie” e provare a far luce sulle tante ombre che ancora compongono il puzzle pandemico.

Dalla rogatoria, come rivelato ieri dal Giornale.it, emergono le presunte trame sull’asse Iss-Oms-ministero della Salute per insabbiare lo “scomodo” report di Francesco Zambon sulla risposta “caotica, creativa e improvvisata” dell’Italia al virus. E si allunga un’ombra sul ruolo svolto dal Capo di Gabinetto di Roberto Speranza, che - stando a quanto scritto in alcune chat - avrebbe incontrato Guerra chiedendo di “far cadere nel nulla” il dossier. Ma i magistrati dall’Oms vogliono qualcosa in più. Vogliono far chiarezza “sull’adozione, l’aggiornamento e l’efficace implementazione” del piano pandemico italiano. Vogliono “approfondire” gli “aspetti relativi alle comunicazioni italiane sull’aggiornamento” del piano, sui “questionari di autovalutazione” delle capacità fondamentali per fronteggiare l’emergenza (che negli anni l’Italia non inviò o inviò auto-celebrandosi). E ovviamente intendono capire come si sia svolta “la procedura di approvazione” e di “gestione” del report scomparso dell’Oms.

Ranieri Guerra

Per questo, nella rogatoria, i pm fanno un lungo elenco di 7 precise domande cui sperano di trovare risposta. Questione non scontata. Il 3 novembre, infatti, l’Oms ha inviato una nota al ministero degli Esteri per “ribadire” che l’Organizzazione e i suoi funzionari godono dell’immunità diplomatica. Dunque non possono essere chiamati a rispondere di fronte ai giudici. Tuttavia l’Oms si era anche resa disponibile “a rispondere a domande su questioni tecniche”, ed è questa apertura che i pm intendono sfruttare.

Le richieste sono dettagliate. Prima questione: in una piattaforma dell’Oms risulta che il piano pandemico italiano “è stato pubblicato o rivisto negli anni 2010, 2011, 2012 e 2013”. “Da chi, quando e con quale strumento sono state inoltrate dall’Italia tali comunicazioni?”. I magistrati infatti sono convinti che il piano, approvato nel 2006, sia rimasto identico fino alla revisione attuata nel 2021, mesi dopo la pandemia da coronavirus. Seconda domanda: l’Italia ha sempre risposto ai questionari di autovalutazione annuali sulle capacità di fronteggiare una emergenza sanitaria? E quali conseguenze ne ha tratto l’Oms? La richiesta non è secondaria: “spacciare” un Paese per “pronto” quando in realtà non lo era, non mette in pericolo solo i cittadini dello Stato, ma quelli dell’intera comunità internazionale. Se cade uno, crolla l’intera costruzione.

Roberto Speranza e Mario Draghi

I restanti quesiti riguardano il report dell’Oms sulla risposta italiana. Chi lo ha approvato? Quale era l’obiettivo che avrebbe dovuto perseguire? Ma soprattutto: “Per quale motivo è stato rimosso dal sito e per quale motivo non è stato ripubblicato?”. Certo i magistrati non domandano all’Oms se il ministro Speranza si sia interessato alla faccenda, pretendendo la rimozione del documento. Né vogliono avere conferma di quanto dichiarato in un sms da Ranieri Guerra, e cioè che il capo di Gabinetto del ministro si sarebbe mosso per “far morire” il rapporto nel nulla. Tuttavia intendono sapere “chi all’interno dell’Oms è titolato a interloquire con il ministro della Salute italiano”. Ranieri Guerra? Il direttore Tedros? Altri inviati in Italia? Insomma sembra esserci una sorta di accerchiamento sugli uomini che sfiorano il ministro, che non risulta indagato. Qui infatti la questione è politica, più che giuridica.

I pm vogliono far luce anche su un passaggio contenuto nel file pdf del dossier, prodotto da Guerra nella sua audizione. A pagina 19 si legge infatti che “finora sui media noi (l’Oms, ndr) abbiamo cercato di giustificare quanto accaduto senza incolpare l'Italia. Questo sarà molto critico nei nostri confronti e nel Paese”. Chiedono le toghe: Oms era a conoscenza di questa proposta di correzione, da chi è stata formulata e perché? Domandiamo noi: c’entra forse con quanto scritto in una mail da Guerra, ovvero che l’Oms si era proposta di fare da “consapevole foglia di fico” per il governo? E quale credibilità di indipendenza può avere una Organizzione che invece di dire la verità "cerca di giustificare" una pandemia "senza incolpare" un governo?

Tedros Adhanom Ghebreyesus

Va detto che Speranza, nella sua audizione in procura, ha assicurato che il report era "un documento del tutto indifferente per lo Stato italiano”. Insomma: non gli interessava che definisse la “sua” risposta “caotica e improvvisata”. Non è tuttavia quanto sembra emergere dagli sms di Guerra a Brusaferro (leggi qui). E non è neppure quanto risulta dalla mail, allegata alla rogatoria, inviata da Zambon a Tedros Adhanom Ghebreyesus (capo dell’Oms) e Hans Henri Kluge (direttore regionale Ue) per chiedere in incontro “in relazione ai gravi episodi che stanno esponendo l’Oms ad un alto rischio su molteplici fronti con possibili conseguenze catastrofiche per l’Organizzazione”. Di cosa si trattava? Tra le altre cose, il ricercatore di Venezia temeva il “grave incidente diplomatico con il ministero della Salute italiano e le controparti italiane”. Delle due l’una: o ha mentito Zambon, e un “incidente diplomatico, con il ministero non c’è mai stato; oppure non è vero che il documento era “del tutto indifferente” a Speranza&co. Per scoprirlo, i pm hanno chiesto all’Oms quali risposte abbiano fornito al ricercatore e soprattutto se “sia stato effettivamente sollevato incidente diplomatico dall’Italia”.

Chissà se quando risponderanno.

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