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I pm vanno all'assalto di Renzi. Open, indagato anche Carrai

Perquisizioni a raffica della Guardia di finanza Nel mirino i conti della ex «cassaforte» del leader Iv

I pm vanno all'assalto di Renzi. Open, indagato anche Carrai

Sembra passato un secolo da quel 40% che fece perdere il lume della ragione a Matteo Renzi. Tutti lo veneravano come un dio. Giudici compresi. Ma adesso la magistratura, passa all'attacco del renzismo. Ieri all'alba sono scattate le perquisizioni della Finanza nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sui finanziamenti alla Fondazione Open, l'ex «cassaforte» renziana, chiusa nel 2018, nata per pagare le iniziative politiche dell'ex premier. Le perquisizioni si sono svolte in 11 città, in case e uffici dei finanziatori della Open: oltre a Firenze, Milano, Modena, Torino, Bari, Alessandria, Pistoia, Roma, Napoli, Palermo. Tra costoro un noto commercialista fiorentino e una decina di imprenditori legati da rapporti di tipo finanziario a un consigliere della fondazione Open. In serata, la notizia che un avviso di garanzia riguarda anche Marco Carrai, amico personale di Renzi ed ex membro del Cda di Open. É stato perquisito il suo ufficio. Per l'accusa, sarebbe stato il punto di riferimento di parte dei finanziatori dentro la Fondazione. «So - ha commentato - di non aver commesso reati».

Nel mirino degli inquirenti anche un imprenditore molto vicino all'ex premier: Patrizio Donnini che dal 2012 al 2016 ha ricevuto da Open quasi 290mila euro e sempre nello stesso periodo ha ricevuto dal gruppo di costruzioni Toto quasi 4 milioni, in parte con operazioni di compravendita di quote societarie effettuate dalla società Immobil Green, «prive di valide ragioni economiche», sostengono i giudici. La stessa società nel 2016 aveva effettuato prestazioni per 122mila euro a favore del Comitato per il sì al referendum. Anche queste, per i giudici, sono operazioni dissimulatorie di un mero trasferimento di denaro.

Tra gli indagati dell'inchiesta del procuratore capo Giuseppe Creazzo e del procuratore aggiunto Luca Turco, titolare dell'indagine, l'ex presidente, avvocato Alberto Bianchi, 65 anni, uno dei più stretti collaboratori dell'ex premier ai tempi del Giglio Magico, al quale in settembre è stata sequestrata tutta la documentazione relativa alla Open e la lista dei finanziatori. Tra i reati contestati il riciclaggio, il traffico di influenze, l'autoriciclaggio e anche il finanziamento illecito ai partiti. Lui si difende: «Tutte le entrate e le uscite della Fondazione Open sono tracciabili, perché avvenute con bonifico, carte di credito... È stato fatto tutto alla luce del sole». Renzi fa spallucce: «A me sembra tutto molto chiaro: sono gli stessi pm che hanno firmato l'arresto per i miei genitori; provvedimento annullato dopo qualche giorno dal Tribunale del riesame».

Firenze sta indagando sui soldi che numerosi imprenditori hanno versato all'avvocato Bianchi come consulenza o attività professionale e poi finiti nelle casse dell'organizzazione che ha pagato, tra l'altro, le spese della Leopolda e la campagna elettorale di Renzi per il sì al referendum del 2016.

Tra questi il gruppo Toto. I passaggi di denaro dalla Toto costruzioni all'avvocato Bianchi e da Bianchi alla Fondazione Open avrebbero avuto l'obiettivo di dissimulare il trasferimento diretto di denaro dal colosso delle costruzioni abruzzese alla cassaforte renziana. Gli investigatori hanno trovato un versamento di 25mila euro di Renexia, società del gruppo Toto impegnata sul fronte delle energie rinnovabili, ma hanno accertato anche diversi rapporti nel 2016 tra Toto e l'avvocato Bianchi. Quasi 3 milioni di euro, secondo gli inquirenti, la cifra che Bianchi avrebbe ricevuto in totale dal gruppo.

La fondazione Open avrebbe agito da «articolazione di partito politico», finanziando la campagna delle primarie del 2012 e il comitato «Matteo Renzi segretario», e avrebbe rimborsato spese a parlamentari, tra cui Lotti, Bonifazi e Boschi, mettendo loro a loro disposizione carte di credito e bancomat. Parte di magistratura sembra essersi accanita contro Renzi e il segretario dem, Zingaretti, non piange. L'unica chance di Renzi ora potrebbe essere quella di togliere la fiducia al governo.

Ma sarebbe la mossa di Tafazzi.

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