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I pochi che devono tutto ai tanti (vaccinati)

Tredici weekend consecutivi di manifestazioni No green pass tra cortei non autorizzati, picchetti e slogan di piazza.

I pochi che devono tutto ai tanti (vaccinati)

Tredici weekend consecutivi di manifestazioni No green pass tra cortei non autorizzati, picchetti e slogan di piazza. L'autunno mite incoraggia raduni di strada per contestare una misura amministrativa per la quale sono pure stati evocati Hitler, le leggi razziali del 1938 e l'attentato alla Costituzione. Un popolo trasversale, spaventato per il vaccino e arrabbiato per tutti gli obblighi che ne discendono, denuncia la compressione della libertà individuale e inizia a paragonare il premier Draghi a un pericoloso dittatore.

Solo che ogni giorno aumenta il numero degli italiani che si immunizzano e di conseguenza diminuisce quello degli scettici e dei contrari. A ieri sera erano oltre 46 milioni i cittadini sottoposti almeno alla prima dose e 43,7 (pari all'81%) quelli che hanno completato il ciclo vaccinale. Numeri plebiscitari, superiori addirittura al 90% in Regioni guida come la Lombardia.

Diventa difficile l'esame psicologico di una platea così multiforme. Ma è più semplice ricordare come le tendenze di massa, dallo scoppio della pandemia, abbiano attraversato fasi mutevoli. Quando nella primavera 2020 eravamo chiusi in casa, la resistenza era delegata ai vicini muniti di chitarra o violino che improvvisavano l'inno nazionale sui balconi. Poi, quando morivano quasi mille persone al giorno, ci si interrogava smarriti sulle capacità della scienza farmaceutica di scoprire un vaccino. All'arrivo dei sieri che hanno salvato la vita agli anziani e ai fragili non si sono levate proteste. Anzi, le cronache ricordano giornalisti quarantenni e politici sessantenni che saltavano file e prenotazioni per immunizzarsi prima degli altri. E quando il primo effetto-gregge ha arginato la catena dei decessi, i più critici hanno iniziato a filosofeggiare sui vaccini, fino a confluire in un movimento fondato su toni da guerra civile.

Ieri migliaia di persone hanno sfilato per le vie di Milano contro il green pass, paragonato a un strumento oppressivo da regime totalitario. Nelle stesse ore, però, un esercito non meno numeroso di appassionati, docenti e studenti stava in coda decine di minuti sul piazzale del Lingotto per esibire la carta verde al Salone del Libro di Torino. Soltanto un anno fa, tra il 13 e il 18 ottobre, gli italiani erano caduti in depressione per le restrizioni impreviste varate dal governo Conte dopo l'ondata di contagi al rientro dalle vacanze. Erano state imposte le mascherine all'aperto, niente feste, cene ristrette a sei commensali, calcetto vietato. Tutto dimenticato, una rimozione dalla coscienza che banalizza le sofferenze collettive.

Quando Churchill vinse la battaglia sui cieli dell'Inghilterra nel 1941, commosse il mondo elogiando i piloti della Raf: «Mai, nella storia del genere umano, così tanti dovettero così tanto a così pochi». Oggi, 2021, mai così pochi devono ringraziare i tanti che si sono vaccinati.

Anche per consentire loro di andare in piazza senza mascherina a maledire il green pass.

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