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I portuali di Trieste annunciano lo stop "Torniamo al lavoro ma non ci fermiamo"

Invitati il 30 al Senato, hanno deciso di desistere. La rabbia dei camionisti in fila

I portuali di Trieste annunciano lo stop "Torniamo al lavoro ma non ci fermiamo"

Trieste. «Sono tutti matti. E noi camionisti siamo fermi in coda per entrare in porto» è il commento di un'autista dell'Est Europa, che parlicchia italiano al valico 1 dello scalo giuliano, mai bloccato dai no pass. L'altro fronte del porto è quello che lavora con non poche difficoltà causate dalla protesta contro il lasciapassare verde. I dati parlano chiaro: nonostante i 2020 mezzi entrati venerdì, il primo giorno della protesta ed i 900 di ieri fino alle 14 «si tratta di circa la metà dei transiti medi via strada», comunica l'Autorità portuale. Il colpo di scena arriva in serata con un comunicato dei portuali ribelli: «Da domani (oggi per chi legge nda) torniamo al lavoro, ma non ci fermiamo». E annunciano un invito al Senato per il 30 ottobre.

Fra i pachidermi su ruote all'ingresso del porto il green pass rimane un tema scottante. Dalla cabina di un Tir di una ditta di trasporti triestina un autista sbotta: «Tutti i turchi in fila sono senza green pass. E vale anche per molti sloveni e croati. Per noi è un obbligo. Ti fa un po' incaz..». Un camionista dell'Est Europa si nasconde il volto dietro le carte per entrare in porto, ma alla fine ammette: «Non ho il green pass e non voglio farlo perché non credo ai vaccini».

I portuali anti green pass non sono riusciti a bloccare lo scalo giuliano, ma il presidio al valico 4 con un barriera umana di migliaia di persone ieri ridotte a duemila ha avuto il suo impatto. «Venerdì è arrivata la motonave Aspendos dalla Turchia e siamo riusciti solo a sbarcarla e non ad imbarcare a causa dello sciopero. Abbiamo subito dei rallentamenti per la mancanza di operatori», spiega Elena Kosmazh della Samer & co shipping. Dal tetto degli uffici del terminalista che ha aperto l' «autostrada del mare» dalla Turchia l'Adriatico è scintillante con le montagne sulla sfondo. Sotto di noi uno stuolo di rimorchi e container. Nel primo giorno della protesta no pass, alla motonave Aspendos dovevano lavorare 15 portuali a bordo delle motrici, ma erano solo in tre. Poco più in là sta ormeggiando il possente Esphesus, bianco e blu, che porta in pancia 435 rimorchi, camion e container. «I ranghi sono ridotti oltre il 50%. C'ero pure io al presidio davanti al valico 4 anche se sono vaccinato» spiega chi ci accompagna allo sbarco di navi Gallipoli su un altro molo. I portuali che lavorano come piloti di formula uno, ma trainando rimorchi enormi fuori dalla stiva non parlano e non vogliono farsi riprendere per evitare ritorsioni.

E ieri è scoppiato il caso di chi lavorerebbe senza green pass abilmente denunciato in diretta da «Ciccio», al secolo Stefano Puzzer, portavoce degli anti lasciapassare verde. «Ora sono in pausa, ma presente sul posto di lavoro. Non ho il green pass. Mi trovo al terminal di Samer al molo 5» spiega in viva voce al telefonino di Puzzer un portuale senza certificazione. Enrico Samer titolare dell'importante società che opera nello scalo giuliano non ci sta: «La nostra guardia giurata, come facciamo per gli uffici ed ai varchi, l'ha controllato e dopo aver scoperto che non aveva il green pass è stato allontanato. Strana tempistica».

Il porto lavora, ma due navi turche hanno puntato su Marsiglia e grossi clienti preferiscono il percorso via terra a causa della protesta no pass. «La situazione sta migliorando, ma camion e treni sono stati dirottati - spiega Samer - Stiamo parlando di perdite per centinaia di migliaia di euro al giorno».

Da oggi torneranno a vivere i vialoni del porto, che fino ai ieri sembravano un deserto dei Tartari di rimorchi e container.

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