Cronaca nera

"I prof chiedano come stiamo. Non siamo solo dei voti"

"Cari professori, perché non ci chiedete mai come stiamo?". Federico Gaetani, 17 anni, liceo linguistico Falcone di Colleferro, vicino a Roma, dice quello che tanti studenti pensano

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«Cari professori, perché non ci chiedete mai come stiamo?». Federico Gaetani, 17 anni, liceo linguistico Falcone di Colleferro, vicino a Roma, dice quello che tanti studenti pensano. E lo fa in un reel sul suo profilo Instagram visto da 116mila followers.

Cosa cambierebbe se un prof chiedesse a voi ragazzi: come stai?

«Cambierebbe tutto. Ci sentiremmo persone e non solo voti da recuperare perché è maggio e non c'è più tempo. Sentiremmo che, nel momento in cui c'è qualcosa che non va, ci sarebbe una porta aperta, un adulto pronto ad ascoltarci. Il mio video è una provocazione, ma è vero che a molti docenti interessa solo il nostro rendimento scolastico da segnare sul registro».

Che idea ti sei fatto dell'aggressione alla prof nella scuola di Abbiategrasso?

«Nessuno dovrebbe mai azzardarsi a una violenza del genere, nemmeno a uno screzio. Ci sono le parole per dire la propria. Ma probabilmente quel ragazzo, psicologicamente fragile, era sotto pressione per i voti sia a scuola sia a casa ed è scoppiato».

Lo psicologo a scuola sarebbe utile?

«Sì, ne abbiamo bisogno tutti. Ci può aiutare a incanalare la rabbia, a gestirla. Sarebbe finalmente una persona disposta ad ascoltarci».

C'è un prof «speciale» che ascolta?

«Il mio prof di filosofia. Lui è un grande. Lui dice che l'ora di ricevimento andrebbe fatta con i ragazzi e non con i genitori. Vorrebbe spiegare direttamente a noi cosa è da aggiustare e come farlo».

È vero che tanti adolescenti si sentono oppressi?

«Sì. Un 4 preso a gennaio si traduce in mille 'devi recuperare' detti a casa e in altrettanti detti a scuola. Magari noi ragazzi recuperiamo, ma non perchè lo vogliamo noi. Lo facciamo perchè ci viene imposto dagli adulti. Vorrei fosse dato meno peso ai nostri voti e più ai nostri pensieri».

Magari non solo con l'appuntamento dallo psicologo della scuola.

«No, ecco.

Io vorrei ci fosse una relazione affettiva con i prof, per farci due chiacchiere davanti a un caffè, per sentirsi se stessi e non essere bollati da quel 4 preso a gennaio».

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