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I razzi di Teheran contro obiettivi Usa Vendetta dell'Iran "Morte all'America"

I razzi di Teheran contro obiettivi Usa Vendetta dell'Iran "Morte all'America"

Ieri è stato il giorno del dolore e della vendetta nella strade di Baghdad. Migliaia di persone in marcia per la morte del generale Qassem Soleimani nel quartiere centrale della capitale, Jadriya, vicino alla Zona verde dove si trova l'ambasciata americana, di nuovo presa di mira dai razzi delle milizie sciite. La folla ha cantato «Non dimenticheremo mai», «La vendetta sta arrivando» e «Morte all'America». Molti manifestanti sembravano piangere e alcuni indossavano vestiti militari. Il fiume di persone in lutto portava cartelli della milizia e bandiere nere tipiche delle feste religiose musulmane sciite. Le persone hanno manifestato anche con ritratti di Soleimani e del leader supremo dell'Iran Ali Khamenei. Erano presenti anche il primo ministro Adel Abdel Mahdi e il capo politico delle milizie, Falah Al-Fayyad. Più tardi, la processione si è spostata nelle città sante sciite di Karbala e Najaf. È stato il funerale più grande di qualsiasi figura militare nella storia dell'Iran. Secondo solo a quello dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della repubblica islamica nel 1989.

Il corpo di Soleimani sarà prima portato ad Ahwaz dove il generale ha combattuto durante la guerra con l'Iraq negli anni Ottanta, poi nella città santa di Mashhad, dove è sepolto l'ottavo imam degli sciiti. Il funerale continuerà poi a Teheran lunedì prima che Soleimani venga sepolto martedì a Kerman, città dove è nato. I leader iraniani vogliono trasformare la sua morte in martirio e sperano che il suo omicidio unisca la nazione. La folla di Baghdad era lì per piangere anche la morte di Abu Mahdi al-Muhandis, comandante del gruppo filo-iraniano Kataib Hezbollah. La tensione continua a salire. Ieri altri ordigni sono esplosi vicino all'ambasciata americana. E nelle prime ore della mattina c'è stato un altro attacco aereo, a Nord di Baghdad, contro una colonna di miliziani. Sei sono stati uccisi. Ed è morto anche un comandante del gruppo paramilitare iracheno filo-iraniano Hashed Al Shaabi. Ma il Pentagono ha negato qualsiasi responsabilità. Due razzi Katyusha sono caduti nella base aerea dell'Iraq a Balad, a 80 chilometri a nord di Baghdad, che ospita forze statunitensi. E il leader della milizia Kataeb Hezbollah Qais al-Khazali ha avvertito i militari iracheni di stare «a mille metri dalle basi Usa».

In compenso Washington ha dispiegato altri 3mila militari in Iraq, Kuwait e altre parti della regione per rispondere a qualsiasi azione iraniana. In una conferenza stampa a Mar-a-Lago, in Florida, Donald Trump ha dichiarato che «l'esercito Usa ha eseguito un raid di precisione impeccabile che ha ucciso il terrorista numero uno in tutto il mondo, Qassem Soleimani». Gli ha risposto l'ayatollah Khamenei: «La sua partenza per Dio non pone fine alla sua missione, ma una forte vendetta attende i criminali che hanno il suo sangue e il sangue degli altri martiri nelle loro mani». Non è tardato ad arrivare anche il commento del presidente iraniano Hassan Rohani. «Questo crimine commesso dagli Stati Uniti è simile al tentativo di colpo di stato progettato dagli Stati Uniti che ripristinò lo Shah nel 1953 e simile all'abbattimento del volo Airbus nel Golfo Persico nel 1988», ha affermato il leader in un incontro con la famiglia di Soleimani. «Queste azioni non saranno mai dimenticate». Il generale dei Pasdaran Gholamali Abuhamzeh ha affermato che nella regione sono stati identificati «35 obiettivi statunitensi». Ha anche sollevato la prospettiva di attacchi alle navi nel Golfo. «Lo stretto di Hormuz è un punto vitale per l'Occidente e un gran numero di cacciatorpediniere e navi da guerra americane lo attraversano», ha avvertito. Anche l'ambasciatore iraniano all'Onu, Takht Ravanchi è stato altrettanto fermo. «La risposta a un'azione militare è un'azione militare. Non possiamo rimanere in silenzio, giremo. Il raid degli Stati Uniti contro Soleimani è stato un atto di guerra».

Nel frattempo il Dipartimento per la sicurezza nazionale americano mette in guardia dal rischio di un'ondata di cyber attacchi. Ma l'Iran potrebbe colpire anche con missili da diversi punti della regione: dal Libano o dall'Iraq.

Potrebbe scegliere come obiettivo qualsiasi edificio o persona che rappresenti Washington o ricorrere ad un'azione all'interno degli Stati Uniti o addirittura a un aereo con pilota votato al martirio.

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