Il declino del perdente di lusso che trionfa solo nei salotti

Presentato come salvatore della patria, ha finito per fallire miseramente ogni impresa

Il declino del perdente di lusso che trionfa solo nei salotti

È molto poco elegante, e noi non lo faremo, sparare sulla Croce Rossa, in questo momento rappresentata da Luca Cordero di Montezemolo, che ha appena ricevuto il bacio della morte da Sergio Marchionne che gli ha detto: «Nessuno è indispensabile». Non lo faremo, ma non possiamo neanche tirarci indietro di fronte al fenomeno di un uomo come LCM nel momento del suo fallimento, perché pensiamo che quel fallimento abbia una sua genetica, un'impronta digitale, una natura che va, per il bene di tutti, messa in evidenza. Si tratta della natura di tutti coloro, e Luca Cordero ne è l'esemplare campione, che si presentano nei salotti, nelle televisioni, nei consigli d'amministrazione, nelle imprese, con quell'aria scattante e un po' ipertiroidea (nel suo caso magrezza irrequieta, zazzera in controtempo, occhio inutilmente acuto e profondo) di salvatori della patria e qualcosa di più, salvo fallire miseramente, sbagliarle tutte, dando sempre la colpa al caso, al destino, agli altri, alla congiuntura, alla crisi, alla politica, alle leggi, mai che trovassero fra tutti questi alibi un valido capo d'accusa per se stessi.

Il «qualcosa in più» è il tentativo di presentarsi come il campione della nuova, scattante, moderna borghesia che ha due palle così e che ha la ricetta giusta per salvare democrazia, capitalismo, solidarietà, profitto, velocità di reazione anche su rotaia e saper trovare, rastrellare e incamerare consenso. Tutte balle. Dalla prima. All'ultima. Il suo partito Italia Futura, annunciato con le fanfare, non si è mai visto sulla scena del Paese. Le sue Ferrari vincevano quando le guidava quel genio di Michael Schumacher. Il suo treno personale, malgrado la buona volontà, è fallito. Quando si è dedicato agli aperitivi, è entrato e uscito dalla Campari con la velocità di una Ferrari. Idem per la Cinzano, se non ricordiamo male.

Ma, lo abbiamo detto all'inizio, sarebbe da maramaldi attaccare un uomo nel momento della sua caduta, o imminente caduta, o comunque di un suo fallimento. Può capitare non dico a tutti, ma a molti. E dunque non infieriamo. Ciò su cui invece vorremmo infierire senza complessi, e senza ferire troppo personalmente Luca Cordero di Montezemolo, è il salotto. Il salotto che lo contiene, che lo esalta, che lo lancia, che lo inietta, lo promuove, lo esalta e lo divinizza. Gli antichi romani, specialmente la casa Giulio Claudia, come anche il circolo degli Scipioni, che erano un po' i Kennedy dell'epoca, erano maestri in queste operazioni di marketing sull'uomo. Parliamoci chiaro: che cos'è - come immagine - che ha cercato di vendere questo «loser» (perdente) di lusso? Ha cercato di vendere il campione della borghesia in chiave nettamente antiberlusconiana. Il che è perfettamente legittimo. Per lui hanno battuto le mani tutti coloro che, ostili all'ex Cavaliere, hanno coltivato il sogno di un anti-cavaliere che arrivasse a cavallo dicendo più o meno le stesse cose che aveva già detto l'uomo di Arcore, ma accettate e accettabili dai salotti. Un po' come è accaduto più tardi con Mario Monti. Che cosa si esaltava e divinizzava di più in questo improvviso senatore a vita che sarebbe al Quirinale se non avesse fatto circa duecentoventisei cazzate?

Si esaltava la sua distanza da Berlusconi, il suo senso della misura così non-berlusconiano, il suo à plomb , lasciamo stare il suo loden ché non ne possiamo più, e tutti gli anti-Cav di lui dicevano come Titina de Filippo: «Quant'è bello, mamma mia quant'è bello». La fine è nota. Naturalmente qualcuno tra i miei lettori dirà che sto esaltando Berlusconi e invece non è affatto così. Magari questo nostro Paese avesse a disposizione un grande campione della borghesia come lo è stato e ancora è Berlusconi e oggi quella stessa borghesia avesse per così dire il pezzo di ricambio. Nulla da fare.

Ma la ragione dell'esaltazione per Montezemolo, la sua divinizzazione, il suo lancio in orbita, sta e stava tutta nella sua pretesa di contendere un elettorato che o non va a votare, o si concede un giro di valzer con il neo jihadista Grillo, o vota per il leader di Forza Italia. Questa è la fotografia della realtà, e secondo noi anche la fotografia delle ragioni di un fallimento per una operazione - una serie di operazioni tutte più o meno fallite - che non aveva il minimo aggancio con la realtà.

Vediamo che oggi Cordero nega che lo stiano cacciando dalla Ferrari e dice hic manebimus optime, restiamo e non ci schioda nessuno. Buon pro gli faccia. Il fatto è che la storia di questo Paese dalla memoria corta l'ha già schiodato.

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