«La direzione dell'ospedale dov'era?», ha dichiarato la Camusso puntando il dito contro i vertici dell'ospedale Loreto Mare di Napoli dove 55 dipendenti sono stati arrestati per assenteismo. La domanda però andrebbe girata anche ai sindacati. Dov'erano tutte le volte in cui la politica ha provato a estirpare il cancro dei furbetti del cartellino? Stavano dall'altro lato della barricata. A giustificare, minimizzare, sviare o difendere. Condanne verbali, al massimo sospensioni, nei confronti dei lavoratori che sbagliano, il tutto però accompagnato da precisazioni del tipo: «Non facciamo di tutta l'erba un fascio».
Nel 1989 la cronaca era già piena di arresti e condanne, eppure quando venne presentata una proposta di legge che prevedeva l'arresto fino a tre anni nel caso di frequente assenteismo del dipendente pubblico le sigle sindacali insorsero, bollandola come «pura demagogia». E la Cgil puntualizzò la necessità di «distinguere tra assenteismo e inadempienza o disservizio». Passa il tempo ma le posizioni non cambiano. Basti pensare alla levata di scudi del 2008 contro il ministro Brunetta e il suo ddl anti-fannulloni. «Un provvedimento che riprende l'opera di demonizzazione avviata nei confronti dei dipendenti della P.A. descritti tutti come dei fannulloni», fu il pensiero delle sigle sindacali. Ironia della sorte, nacque persino il Comitato fannulloni operosi, un altro sindacato insomma.
Nel 2011, il sindaco di Bari Emiliano invitò i cittadini a segnalare casi di assenteismo e alla vigilia di Capodanno su 100 autisti di bus 61 risultarono in malattia, 10 a donare il sangue e 7 in permesso sindacale. Ma la Cgil invece di porsi il problema attaccò il primo cittadino: «Iniziativa populista, le foto offendono la dignità dei lavoratori». Un consigliere comunale di FI di Massa Carrara filmò al bar i travet municipali intenti a degustare il caffè in orario di lavoro. Risultato? Denunciato dalla Cgil perché «spiare sul lavoro è reato». Il sindaco di Calatafimi (Trapani) nell'ottobre 2014 aveva pensato di assumere uno 007 «per verificare i permessi di uscita e rientro sul posto di lavoro». La Cgil non perse tempo e attaccò: «Una scelta scellerata: ci sono altri mezzi per garantire il giusto rispetto dell'orario di lavoro, senza peraltro spendere male i soldi pubblici».
Sull'accordo della discordia, quello di Pomigliano, la Fiom si oppose al seguente punto: «La società si riserva di non retribuire, com'è tenuta a fare, i primi tre giorni di malattia, quando ritenga di considerarli casi di assenteismo anomalo solitamente registrati nei picchi di assenze per malattia, per scioperi e per messa in libertà per cause di forza maggiore».
E l'assenteismo di massa dei vigili romani la notte di Capodanno 2015? In quel caso le giustificazioni
dei sindacati spaziarono da «erano veramente malati» a «la maggior parte ha donato il sangue» passando per «chi ha bisogno di sangue ne ha bisogno sempre». Insomma, sono compagni lavoratori che sbagliano. E vanno perdonati.
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