I sindaci furiosi sfiduciano Conte: "Sappiamo cosa fare. Adesso cari cittadini dovete fidarvi di noi"

In quei giorni Forza Italia, la Lega e Fratelli d'Italia hanno chiesto - inutilmente - di ridurre il peso della burocrazia.

I sindaci furiosi sfiduciano Conte: "Sappiamo cosa fare. Adesso cari cittadini dovete fidarvi di noi"

Quello che è stato un lungo e inutile refrain durante le infinite riunioni della cabina di regia è diventato il grido di allarme dei sindaci di tutto il Paese. In quei giorni Forza Italia, la Lega e Fratelli d'Italia hanno chiesto - inutilmente - di ridurre il peso della burocrazia. Non basterebbe ovviamente, dicevano, ma sarebbe un modo per aiutare a costo zero una seria ripartenza. Quelle parole, inascoltate dal premier Conte e dalla sua squadra di governo, vengono adesso riprese e rilanciate dall'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci).

Attraverso una lettera aperta al governo, i sindaci di 8mila Comuni chiedono di avere un ruolo concreto e reale nella cosiddetta ripartenza. E soprattutto chiedono di abbattere il pesante muro delle pastoie burocratiche, soprattutto nel settore degli appalti.

Una proposta che sa anche di bocciatura. Un grido di allarme che sottende una semplice constatazione: fin qui è stato fatto poco e stiamo perdendo tempo prezioso. «Se si vuole davvero far ripartire il Paese - si legge nella lettera indirizzata agli inquilini di Palazzo Chigi e sottoscritta dai sindaci delle 13 città metropolitane - se si vuole dare un'iniezione di liquidità dopo questo lungo stop, bisogna affidarsi agli ottomila Comuni: bisogna darci la possibilità di appaltare le gare con procedure semplificate, bisogna elevare l'affidamento diretto a centomila euro, nominateci commissari con potere straordinario. Fidatevi dei sindaci, non solo a parole».

La lettera è il prodotto di una lunga riunione organizzata dal presidente dell'Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari, e coordinata dal primo cittadino fiorentino Dario Nardella. Ed è stata l'occasione per sottolineare tutti i ritardi del governo e soprattutto la vaghezza di alcune disposizioni che metterebbero a dura prova la possibilità degli amministratori locali di gestire la ripartenza nella maniera più adeguata ed efficace.

Serve innanzitutto chiarezza. A cominciare dalla tanto discussa questione delle mascherine. «Se saranno obbligatorie per uscire - scrivono i sindaci metropolitani di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Bari, Palermo, Catania, Venezia, Cagliari, Reggio Calabria -, bisogna disporlo e bisogna procurarle, fissare un prezzo e darle a chi non può pagare». Le misure della Fase due, spiegano, devono essere stringenti. E non si può fare a meno della collaborazione degli enti locali. «Per poter andare a lavorare in autobus o in metro - spiega la lettera -0 si deve decidere la nuova capienza dei mezzi e si deve dire di quanto si riduce. Altrettanto indispensabile è riconoscere un sostegno alle famiglie che tornano al lavoro e lasciano i bambini a casa: con un ampliamento del bonus baby sitter, facendo ripartire le attività gestite dal terzo settore, anche se con numeri ridotti per non creare assembramenti». Dal punto di vista finanziario, i sindaci, si aspettano da parte del governo una copertura totale del costo del trasporto pubblico che, «al di là del reale sviluppo dei chilometri programmati, è in questo periodo inevitabilmente ridotto». Così come i tre miliardi assegnati ai Comuni devono essere incrementati «liberando avanzi di amministrazione e frenando l'accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità. Rivendichiamo chiarezza su chi fa cosa». Le Regioni smettano di interferire sulle nostre competenze, come gli oneri di urbanizzazione e l'occupazione di suolo pubblico. Se il loro intento è collaborare, doveroso in questa fase, ci diano una mano a recuperare le risorse per quei servizi che i cittadini si aspetteranno da noi. È urgente, per esempio, un fondo per il sostegno agli affitti di quelle attività commerciali chiuse per decreto e per il pagamento dei canoni demaniali».

Nel corso della riunione è stata poi espressa l'esigenza che si arrivi «a un allentamento, se non alla

cancellazione, dei vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità europeo» che è già stato sospeso dal parlamento comunitario e che «adesso - dicono i sindaci - va sospeso a livello nazionale per liberare risorse per i Comuni».

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