I sondaggi bocciano il Conte 2. E lui teme trappoloni in Senato

Ue, tasse e migranti nel discorso del premier alle Aule Paragone avverte: «Non sarò l'unico a sfiduciarlo»

I sondaggi bocciano il Conte 2. E lui teme trappoloni in Senato

Obiettivo fiducia. Giuseppe Conte trascorre buona parte del fine settimana a Palazzo Chigi mettendo a punto il discorso da sottoporre al Parlamento, con l'intenzione di convincere i dubbiosi e far partire il governo degli opposti. Il presidente del Consiglio dovrà fornire indicazioni sulle linee guida della manovra economica, sul modo in cui disinnescare le clausole Iva, sulla politica infrastrutturale, sulla gestione dei flussi migratori, sulla riforma della giustizia e dare una indicazione su un altro tema caldo della difficile coesistenza tra Pd e Cinquestelle: quello del taglio dei parlamentari. Una battaglia su cui Luigi Di Maio si è già esposto e che è servita a giustificare la feroce resistenza verso ogni ipotesi di ritorno alle urne.

Adesso i Cinquestelle vorrebbero mettere a segno la sforbiciata dei parlamentari prima della manovra di bilancio, ma il Pd vuole legarla a un ritorno al proporzionale, in modo da avere un'altra arma con cui disinnescare il potenziale elettorale del centrodestra.

Il discorso di Conte sarà un esercizio di equilibrismo e di complessa tessitura di trame diverse che dovrà regalare un respiro politico all'accordo anti-Salvini e anti-elezioni stretto tra Di Maio e Nicola Zingaretti, sotto la regia di Matteo Renzi. Le premesse non sono ideali. L'esecutivo, secondo il sondaggio della Ipsos di Nando Pagnoncelli pubblicato dal Corriere della Sera, riscuote un giudizio positivo (cioè il voto da 6 a 10) del 36%. Il giudizio negativo è maggioritario, pari al 52%. Insomma non è questa l'alleanza che la maggior parte degli italiani voleva.

Il governo giallorosso affronterà la fiducia di Camera e Senato domani e dopodomani. A Montecitorio non c'è alcun problema. Nella peggiore delle ipotesi la maggioranza potrebbe contare su circa 348 voti. Si parte dai 216 sì dei Cinquestelle, i 111 del Pd e i 14 di Liberi e Uguali per un totale di 341. Poi c'è la terra di mezzo del gruppo misto che conta ben 27 deputati. Voteranno sì i tre di PiùEuropa (Riccardo Magi, Alessandro Fusacchia e Bruno Tabacci) così come i 4 di Civica Popolare di Beatrice Lorenzin.

Al Senato c'è maggiore suspence. I Cinquestelle hanno 107 voti, il Pd 51, Liberi e Uguali 4. Quindi 162. Si corre sul filo ma Gruppo Misto e Autonomie sono pronti a offrire soccorso. Gianluigi Paragone, però, ha annunciato che non voterà la fiducia. Inoltre ieri, parlando con Affaritaliani ha detto che «potrei non essere più solo, nel gruppo Senato M5S, ad aver capito che il Conte 2 è una operazione contro i cittadini...»

Un altro campanello d'allarme viene fatto suonare da Roberto Calderoli che dice apertamente che al Senato si rischia un «Vietnam giallorosso». «Oggi da noi al Senato, numeri alla mano, in commissione Affari costituzionali il governo giallorosso non avrebbe la maggioranza. E sottolineo che la Affari costituzionali è presieduta dalla Lega. Se il governo volesse intervenire, per esempio, sul tema immigrazione, da lì deve passare...»

Il vicepresidente leghista, considerato il massimo esperto di regolamenti parlamentari in circolazione, individua due fattori che potranno mettere in seria difficoltà la strana maggioranza appena nata: la presidenza di

ben 11 commissioni tra Camera e Senato alla Lega e la maggiore complessità del regolamento di Palazzo Madama rispetto a quello di Montecitorio. Una complessità utile a disseminare trappole sul cammino di Pd e Cinquestelle.

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