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Il grande sospetto su Conte: "Vuole arrivare alla rottura..."

I parlamentari non erano stati informati della decisione dell'ex premier. E ora temono sia per la tenuta del Movimento che per l'alleanza con il Pd

Il grande sospetto su Conte: "Vuole arrivare alla rottura..."

Un campo largo certo già minato. Il progetto di coalizione di Enrico Letta si trasforma in questo modo. Perché l’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico vacilla, eccome, dopo la presa di posizione neodisarmista di Giuseppe Conte, perfettamente contrapposta alla militarizzazione imposta dal segretario del Pd, schierato a favore dell’aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil, in ossequio a quanto chiesto dalla Nato. Mentre uno, Conte, mette fiori nei cannoni, l’altro, Letta, indossa l’elmetto. Non proprio un idillio.

Timori a 5 Stelle

L’evoluzione, in negativo, del confronto preoccupa i parlamentari pentastellati che osservano con sorpresa e fastidio le mosse del loro presidente, fresco di una seconda incoronazione da parte degli attivisti. Le sue uscite hanno colto di sorpresa gran parte degli eletti che si sono ritrovati con un cambio di posizione repentino e non annunciato in alcuna sede. Una cosa è certa, infatti: la retromarcia sulle spese militari non è stata frutto di un dibattito. Anche perché, fino a poche settimane fa, deputati e senatori hanno votato i pareri chiesti dal governo sull’acquisto di nuovi sistemi d’arma. Uno shopping passato sotto silenzio per settimane e con l’avallo di tutte le forze della maggioranza.

Ma all’improvviso è maturato il niet di Conte sulle prospettive di nuovi aumenti. “A questo punto avrebbe più senso annunciare l’uscita dal governo, invece che portare avanti questo tira e molla. Rinfacciavamo alla Lega un comportamento ambiguio e ora noi facciamo lo stesso”, dice un deputato del Movimento, che preferisce parlare a microfoni spenti. E soprattutto non viene digerito che “noi dobbiamo votare per garantire la tenuta della maggioranza, mentre lui organizza conferenze stampa per fare il duro e puro alla Di Battista. Facendoci apparire come i poltronari, mentre lui si erge a paladino”, dicono ancora a Il Giornale fonti del Movimento. Il malessere tracima in un sospetto: Conte vorrebbe portare la tensione all’apice fino alla rottura con un nutrito drappello di parlamentari, tra cui i fedelissimi del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Così da compiere un repulisti evitando di ricorrere allo strumento delle espulsioni. “L’obiettivo è quello di portarci fuori dal governo per fare un anno di opposizione e cercare di presentarsi al voto con una nuova immagine”, è il ragionamento che circola tra molti eletti. A quel punto la scissione sarebbe nei fatti.

Addio ai dem

Si torna quindi al punto di partenza, che è una nota alquanto dolente: il rapporto con il Partito democratico, che finora - almeno nelle dichiarazioni - sembrava blindato. “Se il Pd sarà al nostro fianco ci farà molto piacere, altrimenti ne prenderemo atto”, ha affermato Conte sulla questione delle spese militari. Mettendo in conto una divergenza, che non passa inosservata tra molti dem, soprattutto tra gli ex renziani da sempre scettici sul dialogo con il Movimento 5 Stelle.

“La questione non è secondaria. Si parla di un punto fondamentale per la tenuta di una possibile coalizione”, osservano dal Pd, anche se l’ordine di scuderia da parte di Letta è quello di minimizzare. Tuttavia, prima o poi, bisognerà certificare la spaccatura: il leader del M5S sta mettendo in discussione la linea di un ministro dem, quello della Difesa Lorenzo Guerini (peraltro ministro anche nel Conte bis). Non si potrà fingere a lungo che sia un problema marginale. Così lo sguardo viene rivolto ai prossimi passaggi, anche elettorali, come quello delle Amministrative. Pd e 5 Stelle stanno cercando di costruire delle liste insieme. Solo che quelle locali rischiano di restare esperimenti sporadici.

Perché a livello nazionale ognuno va per conto suo.

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