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I tecnici che ci mancano

La pandemia è affare di virologi e medici, ma non solo. Al tavolo delle decisioni mancano i sociologi quantitativi

I tecnici che ci mancano

La pandemia è affare di virologi e medici, ma non solo. Al tavolo delle decisioni mancano i sociologi quantitativi. Intendiamoci, per un Paese che ha portato nelle stanze dei bottoni degli ignoranti qualsiasi al grido di «questo lo dice lei», aver messo in cattedra persone che per tutta la vita hanno studiato virus e rianimato pazienti è già un bel passo avanti. Questi scienziati stanno dando un ottimo contributo, pur nelle posizioni a volte divergenti. Cosa comprensibile, essendo molto aiutati a divergere dai professionisti della notizia.

La domanda è se basti oppure serva altro. No, non basta e sì, serve ben altro. Se il virus e la cura degli infetti competono ai medici, la circolazione dell'infezione no. Il Covid cammina sulle gambe della gente e la società è una bestia complessa, multiforme. Come sa bene chi per mestiere la studia da anni. I medici che siedono al tavolo leggono la realtà dalla sala rianimazione: se è sgombra potete muovervi, quando si riempie fermi tutti e state a casa. È la soluzione più efficace, ma pure la meno sostenibile nel medio termine. Purtroppo, ora siamo costretti a ricorrervi nuovamente, visto che quando abbiamo ripreso ad andare in giro e incontrarci l'abbiamo fatto nei modi sbagliati e poco sicuri. Fuori dagli ospedali c'è il virus e c'è una popolazione che con i suoi comportamenti determina la curva dei contagi. Capire cosa orienta tali comportamenti aiuta ad agevolare quelli virtuosi con provvedimenti e comunicazione. Questa analisi di merito è fondamentale, e ancora manca. Durante il lock-down, abbiamo imparato che per ottenere il distanziamento non bisognava chiudere i supermercati ma tenerli aperti h24. I sociologi lo sapevano già, visto che studiano le statistiche tutti i giorni. Ora si parla di ridurre l'occupazione degli autobus al 50%. Come si può, senza aumentare l'offerta? Davvero c'è chi crede che i passeggeri possano restare a terra? Non certo i sociologi. Monopattini e biciclette sarebbero una soluzione? Ma non scherziamo. Milano si sta facendo ridere dietro, perché riduce la viabilità quando ne serve di più, visto che più persone vogliono usare la macchina. La mobilità delle grandi masse è fenomeno di quantità e gli statistici della società devono essere interrogati e ascoltati. Da mesi ripetiamo che il goal non è chiudere la gente in casa, ma farla circolare e incontrare senza scambiarsi il virus. Per questo, non bastano i provvedimenti, nazionali o regionali che siano. In questa partita si vince o si perde in 60 milioni.

Per sintonizzarci e fare squadra, in democrazia serve un'abile e sottile comunicazione. Quali tasti suonare è materia per chi nella vita studia la formazione delle opinioni, oggi soprattutto sui social media. Senza, noi chiuderemo adesso e i positivi scenderanno. Poi riapriremo a dicembre solo per scoprire, a metà gennaio, che i contagi staranno risalendo di nuovo. Tempo febbraio e si richiude tutto.

Come sappiamo, è pura follia aspettarsi risultati diversi facendo e rifacendo la stessa cosa.

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