I tigì restano il vero motore delle news

Intervista al direttore del Tg5 Clemente Mimun

I tigì restano il vero motore delle news

Un rilancio in grande stile. Da stamattina alle 6 il Tg5 si presenta in versione interamente digitale, unico tra tutti i tiggì. Il risultato di mesi di lavoro e di integrazione del sistema utilizzato da tutti i più importanti telegiornali del mondo. «Più tempestività e più qualità» riassume il direttore Clemente Mimun, che parla di questa novità con l'entusiasmo del debuttante: «Era un processo inevitabile che abbiamo affrontato con uno sforzo e una consapevolezza che ogni volta mi commuove».

Però, caro direttore, come mai proprio adesso?

«Perché Mediaset crede molto nell'informazione e, non a caso, ci ha messo a disposizione il sistema Dalet Galaxy, che è uno dei più prestigiosi e completi del mondo».

Ce lo spieghi.

«Da ora in avanti cambiano i processi produttivi. Ad esempio una volta i giornalisti che facevano servizi esterni erano iper coccolati ed erano seguiti da una troupe formata da operatore, fonico ed elettricista. Ora saranno da soli. È una sfida inevitabile per fare un ulteriore salto nel futuro».

Rischia di essere la solita foglia di fico per legittimare una riduzione del personale.

«In realtà è tutto il processo produttivo che cambia, inutile credere che le cose siano rimaste quelle di quando ho iniziato io o anche di quando è partito il Tg5. Nel 2007 al Tg5 eravamo in 130, ora siamo una sessantina, quindi sono cambiati tutti i parametri. Però se mescoli tempestività e qualità nello stesso telegiornale il risultato è raggiunto quasi al 99 per cento. E, se devo dirla tutta, è proprio Piersilvio che è motore di questo rinnovamento, nel quale crede molto. E crede anche nella formazione di nuovi talenti».

E come farete?

«Andremo a cercare nelle scuole i nuovi talenti del giornalismo, ragazzi che abbiano passione (non importa se sono già iscritti all'Ordine oppure no) e che si vogliano mettere in gioco. Pensi, ho appena annunciato questa iniziativa e già mi sono arrivati molti curriculum».

Ma chi cercate esattamente?

«Ragazzi curiosi. Poi li valuteremo con l'aiuto di Paolo Liguori, il suo TgCom 24 non è soltanto un canale all news ma una struttura molto ben organizzata ed eclettica. Ci conosciamo da decenni e tra noi l'integrazione non è così difficile».

In questo periodo molti aspiranti giornalisti sono assai sfiduciati.

«Nella mia carriera sia in Rai che a Mediaset avrò assunto 74 o 75 giornalisti ed erano tutti precari o disoccupati. Mai nessun raccomandato. E su questo sono disposto a dare la mia parola d'onore».

Ma nel concreto come cambierà il Tg5?

«Mi vuol far fare un annuncio?».

Se si potesse.

«In realtà a me non piace l'effetto annuncio come si usa fare in politica. Noi andremo avanti per gradi e ogni sera i nostri telespettatori se ne accorgeranno».

Qualche piccola anticipazione?

«Ora abbiamo tre rubriche e presto se ne aggiungeranno altre».

Ad esempio?

«Una sulla medicina, una sul mondo del web e l'altra sui motori, dalle automobili ai motoscafi. E poi parleremo di arte con una rubrica che serve a esaltare uno dei nostri inestimabili pregi nel mondo: la bellezza. Tanto per dire, il Bosco verticale di Milano è una delle nostre meraviglie e quindi perché non intervistare chi l'ha creato per chiedergli dei suoi prossimi progetti?».

Una delle nuove frontiere da raggiungere è l'aggiornamento del linguaggio televisivo.

«Già il Tg5 lanciato da Mentana e dal suo staff aveva portato un radicale cambiamento linguistico: basta con i luoghi comuni tipo nella splendida cornice o tragico schianto. Vogliamo cercare e trovare un linguaggio che possa essere comprensibile anche ai più giovani».

Appunto, come?

«Nel prossimo

semestre selezioneremo 10 o 15 ragazzi a cui faremo fare dei super corsi anche su materie come il comportamento in video o la capacità di adattarsi alle esigenze delle esterne. Il mondo cambia e noi cerchiamo di anticiparlo».

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