C'è un prima e un poi, nel dramma dei risparmiatori azzerati dal fallimento delle banche. Un «prima» di rabbia, quella contro il governo del Pd, visto come il nemico, additato come responsabile della perdita dei loro soldi. E un «poi» di speranza, che ha il volto del M5s, considerato invece la soluzione, con le sue promesse di ristoro del denaro perduto. Ma ora è lo stesso Movimento che rischia di finire nel mirino. Sono giorni delicati, di preoccupazione e di protesta, per i beffati da Banca Etruria. Da un lato c'è uno slittamento del processo per truffa sulle obbligazioni subordinate, dall'altro ci sono i rimborsi che sono ancora fermi. Oggi scenderanno in corteo, come non si vedeva da mesi, ad Arezzo, epicentro del crac e della crisi sociale che ne è conseguita. L'associazione vittime del Salvabanche ha annunciato che si partirà proprio dal tribunale per arrivare davanti alla sede dell'ex Etruria. Ad accendere la miccia è stato un rinvio dell'udienza del processo a carico dei dirigenti della banca: la sentenza era attesa per domani, ma il magistrato che avrebbe dovuto emettere il verdetto è stato spostato d'ufficio per esigenze organizzative. «Ovvio che più si allunga il brodo e più c'è possibilità che il reato si estingua prima di una sentenza definitiva - attacca l'associazione -. Nell'attesa che il ministro alla Giustizia respinga il provvedimento di trasferimento i risparmiatori azzerati di Banca Etruria manifesteranno contro questo ennesimo insulto. Ne approfittiamo anche per ricordare al Governo del cambiamento che adesso è davvero giunto il momento di cambiare qualcosa, se davvero si vuole fare».
Il primo a segnalare i ritardo è stato in verità il presidente della commissione Bilancio in Senato, il grillino Daniele Pesco: «Saranno sicuramente esigenze di riorganizzazione dell'ufficio giudiziario di Arezzo, ma non vorremmo che questa decisione determinasse il rinvio di una sentenza attesa da centinaia di risparmiatori che hanno visto polverizzati i loro soldi, anche perché nel frattempo si avvicina la prescrizione». Eppure molti risparmiatori ce l'hanno anche con questo governo. Le tensioni dei mesi scorsi avevano lasciato spazio all'attesa per il via libera ai primi rimborsi. Poi, i dubbi della commissione europea sulla legittimità di tali rimborsi che, siccome non prevedono un arbitrato, potrebbero configurare aiuto di Stato. Una contestazione che sta allungando i tempi. I decreti attuativi sono ancora fermi, come ha denunciato ieri un insofferente Gianluigi Paragone (M5s) a La Stampa. Certo la sentenza Ue che dà ragione all'Italia sul salvataggio di banca Tercas - secondo i magistrati europei l'intervento non fu aiuto di Stato - potrebbe levare le castagne dal fuoco al governo nel braccio di ferro con Bruxelles sui ristori.
Ieri il Codacons ha annunciato una class action contro Bruxelles proprio per i riflessi della sentenza Tercas su Etruria, che è andata in risoluzione per l'impossibilità di un intervento statale. Ma il tempo scorre e la pazienza dei risparmiatori è al limite.
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