Londra Bye bye Europa. Alle undici di ieri, mezzanotte ora italiana, il Regno Unito ha definitivamente lasciato l'Unione Europa in cui era entrata 47 anni fa. Dopo tre anni di un tira e molla che sembrava infinito, alla fine Boris Johnson ha completato la propria missione. «Stanotte non segna una fine, ma un inizio». Completo nero, cravatta blu su camicia bianca, la solita, incontenibile zazzera bionda, il premier che passerà alla storia per aver realizzato la Brexit, ha parlato alla nazione da un video registrato in anticipo a Downing Street e diffuso su tutti i social così come alle varie reti televisive un'ora prima della fatidica ora. Anticonformista persino in questo dettaglio, dato che rompendo con ogni tacita convenzione, il primo ministro non ha consentito ai maggiori broadcaster di registrare direttamente il discorso, ma ha voluto farlo consegnare dopo averlo fatto realizzare «in casa». Una mossa che ha fatto infuriare la Bbc tanto che l'emittente pubblica non ha voluto garantire a priori la diffusione del video completo nel telegiornale della notte. Un siparietto di reciproci sgarbi che va a consolidare lo strappo, ormai neppure troppo latente, tra i vertici dell'azienda e il governo.
Tornando alle parole di Johnson, l'ex sindaco di Londra ha celebrato «l'arrivo di una nuova alba, un momento in cui il sipario si alza su un nuovo atto». «Non accetteremo più - ha detto - che le opportunità di vita, vostre e della vostra famiglia, dipendano dal luogo in cui siete cresciuti. È giunto il momento che il popolo britannico si unisca, cogliendo un'opportunità storica e facendo salire di livello l'intero Regno Unito». Eppure, ancora una volta ieri, le celebrazioni per il Brexit day hanno trovato una popolazione divisa a metà, esattamente come nel 2016. Vinti e vincitori, fianco a fianco a Londra, la capitale e il cuore del Remain, dove i Brexiteers e gli Europeisti si sono dati appuntamento fin dal primo pomeriggio, i primi guidati da Nigel Farage, a Parliament Square, i secondi davanti a Westminster, a un angolo di strada di distanza. Una festa pubblica con tanto di bandiere dell'Unione bruciate in strada per chi era felice di andarsene, una silenziosa veglia a lume di candela per gli altri, che comunque non erano pochi. Johnson ha voluto mantenere un profilo basso, per rispetto della sensibilità di tutti i cittadini. Prima che le luci con i colori della bandiera britannica illuminassero a giorno gli edifici governativi, nel primo pomeriggio aveva riunito l'esecutivo nel luogo simbolo della Brexit, Sunderland. Il paese cioè, che nel 2016, fu il primo a dare con il voto il suo sostegno al divorzio dall'Europa. E mentre il Paese attendeva il suo discorso, il premier ha offerto una cena a Downing Street ai ministri e a tutto lo staff che in questi ultimi tre anni ha partecipato alle negoziazioni. Il menù era il più inglese possibile: canapè a base di filetto d'agnello, blue cheese dello Shropshire, carne e Yorkshire pudding con salsa di rafano, tartine di funghi e spiedini di pollo arrosto, il tutto annaffiato da vino frizzante. Sempre ieri sono entrate in circolazione anche le nuove monete commemorative da 50 pence. Quasi ecumenico il commento del leader laburista Jeremy Corbyn, che ha invitato a costruire una nuova relazione con L'Europa, mentre manifestazioni di protesta si sono svolte al confine irlandese, organizzate dagli attivisti di Communities Against Brexit che chiedono di continuare a essere rappresentati in Europa. Veglie anche in Scozia, che nel 2016 votò in massa per rimanere nell'Unione.
Alla festa d'addio infine, un'assenza quasi simbolica: i rintocchi del Big Ben, ancora silente causa ristrutturazione. Johnson voleva farlo risanare a tempo record con i soldi dei contribuenti, ma quest'ultima missione non è andata a buon fine. Dopotutto nessuno è perfetto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.