Roma Dalla reggia di Caserta, Matteo Renzi è tornato ieri a strattonare l'Unione Europea e a rivendicare il ruolo di un'Italia che «deve tornare ad essere punto di riferimento». Ribadendo, all'indomani del duro scontro con il presidente della Commissione Juncker che «è finito il tempo in cui qualcuno immagina di telecomandarci da fuori: meritiamo rispetto».Nessun ammorbidimento dei toni, né pentimenti per le polemiche verso le rigidità Ue che da diverse settimane segnano ormai l'atteggiamento del premier italiano. Il quale, assicurano i suoi, ha la consapevolezza che nel prossimo futuro il suo governo - sfruttati i margini di flessibilità che, a Palazzo Chigi se ne dicono certi, dovranno essere consentiti per la attuale legge di stabilità - dovrà fare i conti con margini di trattativa assai più risicati nel 2016. Quando invece si tratterà di gettare le basi per una manovra economica per il 2017 che potrebbe essere quella con cui il governo Renzi dovrà affrontare le elezioni politiche, una volta incassato il referendum confermativo sulla riforma costituzionale che abolisce il bicameralismo e la nuova legge elettorale.Per questo Renzi starebbe riprendendo in mano una suggestione di cui ha più volte discusso in via ipotetica ma che nei prossimi mesi potrebbe diventare il caposaldo di una nuova campagna movimentista destinata anche a creare consenso attorno all'azione del premier: la messa in discussione del Fiscal Compact. Obiettivo assai ardito, certo, ma di sicuro impatto. Non si tratta certo di cancellarlo, ma di ridiscuterne le regole e le rigidità, prima che si trasformi per l'Italia in una trappola micidiale, visto che per l'Unione europea il governo Renzi, che ha sfruttato al massimo i margini di flessibilità consentiti, dovrebbe recuperarli nel 2017 con un risanamento di una ventina di miliardi. Mentre il premier vuole procedere con i tagli fiscali che ha promesso: prima l'Ires e poi, nel 2018, anche l'Irpef.Ecco dunque l'idea di lanciare un'offensiva che punti non a rottamare ma quanto meno a riformare il principale totem dell'austerità europea, rinegoziando le regole del trattato e costruendo attorno a questo obiettivo una campagna mediatica interna ed esterna e una serie di nuove alleanze. Qualche giorno fa, dalle colonne del Foglio, l'economista Gustavo Piga lo invitava a sposare questa causa, perché «è evidente che il Fiscal compact è il nemico esterno che Renzi deve finalmente combattere, mostrando quel coraggio che finora non ha avuto», e suggeriva di approfittare dell'«occasione più propizia», ossia il referendum britannico sull'uscita dalla Ue, alleandosi con il premier conservatore Cameron e sposando la sua piattaforma di riforma dell'Ue come strumento per «far ripartire il motore economico europeo». Suggerimenti su cui il premier starebbe già da tempo ragionando, perché «l'Europa non può essere ridotta ad un'accozzaglia di regolamenti, tanto più in un periodo di instabilità e guerre». l'Italia - spiegava ieri il ministro Paolo Gentiloni - «scommette sul rilancio della Ue», ma «nella convinzione che debba essere legato ad una politica economica più espansiva».
In attesa di aprire la grande partita europea, a Renzi tocca occuparsi anche di cucina interna, e ieri fonti di governo confermavano che a far parte della squadra di Palazzo Chigi potrebbe arrivare anche Marco Carrai, imprenditore fiorentino e amico fidato di Renzi, che potrebbe avere l'incarico di occuparsi della cyber security.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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