Maranello (Modena) - Qualche anno fa, curiosando nelle officine di Maranello dove vengono rimesse a nuovo le preziosissime vecchie glorie della Ferrari, l'ex presidente Sergio Marchionne rimase folgorato da una 750 Monza del 1954. «È stupenda - disse ai suoi collaboratori - dobbiamo rifarne subito una...». E ieri, a Maranello, alla presentazione del piano di sviluppo del Cavallino al 2022, analisti e giornalisti da tutto il mondo sono stati accolti, nel padiglione che ospita il nuovo Centro stile, prima dalla 750 Monza rossa, la stessa che aveva ispirato il presidente scomparso, quindi dalle due novità che rappresentano la riedizione di questa vettura da competizione.
I due bolidi, i primi di un nuovo concetto di serie speciale limitata denominato «Icona» sono stati battezzati Monza Sp1 (un posto) e Monza Sp2 (due posti). Su entrambe le barchette è montato il motore più potente mai prodotto da Ferrari: un V12 da 810 cavalli che sprinta da 0 a 100 in 2,9 secondi e supera i 300 orari di velocità. Il prezzo sarà intorno a 1,5 milioni (tasse escluse). Queste due super barchette a tiratura limitatissima (quante ne saranno prodotte lo si saprà con esattezza al Salone di Parigi, i primi di ottobre), hanno introdotto il nuovo corso della Casa automobilistica più famosa del mondo.
Il presidente John Elkann, con la holding Exor primo azionista singolo di Ferrari; l'ad Louis Casey Camilleri; i manager Enrico Galliera (responsabile del marketing), Michael Leiters (direttore tecnico) e Antonio Picca Piccon (direttore finanziario), hanno illustrato nei dettagli il nuovo percorso del Cavallino rampante: 15 nuovi modelli, il 60% dei quali ibridi e, nel 2022, due anni dopo rispetto ai progetti iniziali, la Ferrari Purosangue, un modello che Camilleri si rifiuta di chiamare Suv, anticipando solo che sarà «spettacolare e molto costoso». «Siamo arrivati alla conclusione - ha aggiunto - che dobbiamo raggiungere la perfezione; per questo ci siamo presi un po' più di tempo. Piacerà molto al mercato cinese». «Vi assicuro - precisa Galliera - che sarà una Ferrari al 100%, capace di offrire le stesse emozioni di guida, ma con grande comfort e approcci rivoluzionari per numerosi elementi».
Le novità, modelli a parte, sono diverse: la conferma dell'elettrificazione della gamma, la disponibilità di un motore V6 («ma nessuna riedizione della Dino è in programma»), zero modelli 100% elettrici («il sound dei nostri motori resta fondamentale, con i suoi bassi, tenori e soprani», puntualizza Leiters) e mai una Ferrari a guida autonoma, cioè che può fare a meno del pilota. «Avremo, invece, sistemi di assistenza alla guida molto avanzati». Anche al capitolo connettività ci saranno sorprese. Sia Elkann sia Camilleri hanno voluto dedicare un ricordo a Marchionne, scomparso il 25 luglio scorso. «Sergio - le parole del presidente - ha rivestito un ruolo fondamentale nel rendere possibile questo futuro alla Ferrari. Gliene saremo sempre grati». Ad ascoltarlo, ci sono la moglie Lavinia, il cugino Andrea Agnelli, il vicepresidente Piero Ferrari, figlio del «Drake», e alcuni membri del cda di Exor. Il pensiero va quindi al nonno Gianni Agnelli, «quando il 18 giugno 1969 incontrò Enzo Ferrari a Torino per suggellare questa partnership unica. Tra i due si creò un rapporto speciale. Per me è un onore parlare qui oggi e avere al mio fianco Piero Ferrari».
In Borsa il titolo Ferrari, dopo un po' di saliscendi, ha chiuso con un guadagno del 3,9% a 117,40 euro. Un segnale di fiducia al nuovo management che ha dimostrato, però, più prudenza rispetto a Marchionne: il margine operativo lordo, nel 2022, sarà tra 1,8 e 2 miliardi. L'ex numero uno lo aveva fissato a 2 miliardi.
Nessuna stima, invece, sulle vendite di auto (oltre 9mila unità nel 2018) al 2022. Inoltre, azzeramento del debito nel 2020 e investimenti complessivi pari a 3,6 miliardi. Contenti, infine, gli azionisti: nel 2022 cedola al 30% dell'utile.
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